Corriere della Sera

Hanno ucciso l’uomo

Il Napoli condanna il Crotone di Zenga alla serie B «Mi sento morto, non piango solo perché ho 58 anni» In salvo Udinese, Cagliari, Chievo e la sorpresa Spal

- 2 1 Carlos Passerini

«Mi sento morto» sillaba Zenga, con lo sguardo perso nel vuoto. «E se non piango è solo perché ho cinquantot­to anni». Crotone giù, Spal su. E salvi anche Chievo, Udinese e Cagliari. Niente colpi di scena stavolta, l’ultima pagina del romanzo salvezza non riserva un finale thrilling come quello di dodici mesi fa, col Crotone che ribaltò tutto scampando alla serie B proprio all’ultima riga. Ai calabresi stavolta non è bastata né l’aritmetica dei 35 punti complessiv­i (l’anno scorso ci si salvava con 33) né la mistica del pellegrina­ggio di venerdì al santuario di Capo Colonna. «Male non fa» aveva spiegato Zenga, ma le preghiere sue e dei tifosi crotonesi non sono state evidenteme­nte sufficient­i per rifilare a qualcun altro lo scomodissi­mo terzultimo posto che costa la serie B, dopo due stagioni che comunque laggiù non dimentiche­ranno presto.

Negli ultimi novanta minuti all’uomo Ragno occorreva un complicato incastro di risultati: niente da fare, il San Paolo resta per lui fatale come in quell’italia-argentina del Mondiale ’90, uscita fuori tempo su Caniggia e addio notti magiche. Serviva innanzi tutto vincere, invece a Napoli è arrivata una sconfitta, 2-1, di certo condiziona­ta dal fatto che 700 chilometri più a nord, a Ferrara, dopo solo 4 minuti la Spal stava già in vantaggio su una Samp dimessa. In caso di arrivo a pari punti la squadra di Semplici era in vantaggio per gli scontri diretti, quindi stavolta per il Crotone non c’è mai stata nemmeno l’illusione dell’impresa. Solo un grande dolore.

Chi piange, chi ride. La festa più grande è stata ovviamente a Ferrara, dove il 3-1 finale alla Samp e la conseguent­e salvezza alla prima stagione in A dopo un oblio lungo mezzo secolo è stata celebrata come un traguardo storico. «Vale uno scudetto» ha commentato Leonardo Semplici, uomo chiave di un’impresa alla quale davvero in pochi credevano, in estate. Esultanze più contenute per Chievo, Cagliari e Udinese: un bicchiere di spumante nello spogliatoi­o e qualche coro con i tifosi, soprattutt­o alla Sardegna Arena, per il resto sobrietà. Un’affannosa salvezza all’ultima giornata non era nei programmi, va bene così.

Infine due consideraz­ioni. La prima è che per via delle retrocessi­oni di Benevento e Crotone la prossima si profila una serie A estremamen­te

SERIE A

«settentrio­nale». E lo potrebbe essere ancora di più se agli imminenti playoff di B non la spuntasse una fra Frosinone, Bari e Palermo: Napoli a parte, oggi come oggi da Roma in giù il Sud scompare dalla cartina del calcio che conta.

L’altra è di carattere economico e riguarda il paracadute per le retrocesse che si calcola in base alle stagioni di permanenza: al Verona vanno 25 milioni, al Crotone 15, al Benevento 10. Un mucchio di quattrini, già, eppure mai come quest’anno retroceder­e rappresent­a un enorme danno finanziari­o: con la modifica della legge Melandri e la nuova distribuzi­one dei diritti tv che favorisce piccole e medie squadre, partecipar­e alla prossima stagione di A consente di incassare di base 3537 milioni. Non è lo stesso.

La coltellata

Il tecnico dei calabresi: «È come se avessi preso una coltellata, sarà dura riprenders­i»

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