Si chiama Eva studia a Parma e guida da sola
L’auto monta l’originale sistema sviluppato dal Vislab. E i costruttori si fanno vivi...
Se si chiudono gli occhi PARMA non ci si accorge della differenza. Siamo sulla Eva, una Lincoln MKZ autonoma. Cioè: fa tutto da sola. Grazie a dieci telecamere, l’auto «vede» ciò che le succede intorno, mentre un algoritmo interpreta le immagini dando loro un senso e prendendo decisioni in materia di velocità, frenata e sterzata. Funziona proprio come gli esseri umani: gli occhi guardano, il cervello interpreta e gli arti eseguono.
Eva è in grado di leggere i cartelli e la segnaletica, vede strisce e pedoni. È un po’ brusca nella frenata e le rotatorie le affronta con stile sportivo, tagliando la traiettoria e prendendo il punto di corda, però dobbiamo dire che, alla fine, è come se a condurla fosse un guidatore in carne e ossa.
Sedersi in auto, inserire la destinazione e lasciarsi guidare senza toccare nulla sembra un’esperienza degna di terre più avanzate della nostra e invece noi l’abbiamo provata a Parma. Qui, nella città di Bodoni e del Correggio, c’è un’altra eccellenza forse ancora poco nota, ma che negli Stati Uniti conoscono bene. È il Vislab. Spin off dell’università cittadina, studia la guida automatica dal 1996. Oggi come allora l’esperienza è stupefacente. «Tutti parlano di guida automatica, di livello tre, quattro e cinque, ma non tutti hanno una storia lunga come la nostra», dice al «Corriere della Sera» il professor Alberto Broggi, fondatore del laboratorio di ricerca.
«Quando abbiamo iniziato eravamo visti come fenomeni da circo», ricorda Broggi. Mentre ora sono una gallina dalle uova d’oro. Dopo essersi staccati dall’università sono diventati una Srl e nel 2015 sono stati acquisiti per 30 milioni di dollari da Ambarella, società Usa che realizza microchip. Il matrimonio, raccontano a Parma, è dei più felici. Da una parte Ambarella ha permesso di miniaturizzare il sistema che raccoglie e processa le immagini delle telecamere, riducendolo a un chip di un paio di centimetri di lato. «Gli altri sistemi autonomi sfruttano schede grafiche molto potenti, grandi e dal notevole consumo energetico — sottolinea Broggi —. Noi invece sfruttiamo un chip che sta su un dito e consuma 4 Watt di energia». Quel chip si chiama CV1 e presto ne uscirà una seconda versione, la CV2, ancora più piccola, ma molto più potente.
La peculiarità del sistema ideato dal Vislab è che non usa mappe o sensori laser, chiamati LIDAR, ma delle fotocamere stereoscopiche, ossia dotate di due obiettivi. Come fanno i nostri occhi, il sistema unisce le due immagini per percepire gli oggetti in tre dimensioni. L’auto è quindi davvero autonoma, non ha bisogno di nulla oltre al sistema montato a bordo, non deve connettersi e può teoricamente fare tutto da sola.
Le quattro fotocamere a corto raggio piazzate sulla carrozzeria, più le altre sei a lungo raggio installate sul tetto, scattano 30 dettagliatissime foto al secondo che permettono all’automobile di ricostruire la realtà intorno a sé. Proprio come facciamo noi, solo che la vettura arriva a distinguere oggetti fino a una distanza di 150 metri e la luce di taglio o l’entrata nei tunnel non la infastidisce.
La strada per arrivare a questo punto però è stata lunga: il primo modello realizzato nel 1996, battezzato Argo, nasceva La Lincoln La Eva durante il test, a Parma. Si tratta di una Lincoln MKZ a cui è stato applicato il sistema di guida autonoma sviluppato dal Vislab sulla base di una Lancia Thema e funzionava con due telecamere prese da un videocitofono, un motorino per muovere il pignone dello sterzo e un monitor da camper che mostrava ai ricercatori ciò che vedeva la vettura. Come primo test Broggi e gli altri ricercatori hanno ricalcato il percorso della Mille Miglia, ma in autostrada: 1.860 chilometri, per il 94 per cento fatti senza mani sul volante e arrivando anche alla velocità di 123 km/h.
Nel 2010 arriva Viac, la prima traversata transcontinentale automatica. Il protagonista è un Piaggio Porter, andato da solo da Parma a Shangai attraversando due continenti. Nel 2013 un altro successo: un’auto senza persone a bordo percorre il centro di Parma. Oggi è il momento di Eva.
In realtà è un’auto dimostrativa: lo scopo di Broggi e Ambarella non è creare un’autonoma, ma dimostrare la portata di questo sistema leggero, fatto solo di fotocamere e chip. Loro forniscono il chip e l’algoritmo, sta poi alle Case applicare il sistema alle proprie vetture, coordinandolo a volante e pedali. A quanto pare ci sono già dei committenti, ma sui nomi Broggi non si sbottona. Chissà che, a breve, avremo sul mercato una macchina che guida da sola e parla in un italiano addolcito dall’inflessione parmigiana.
Ha la vista lunga
Il sistema vede oggetti distanti 150 metri. La luce di taglio e i tunnel non lo disturbano