Corriere della Sera

Il colpo di Spalletti è la vera sorpresa

- di Mario Sconcerti

La vera sorpresa è nella coda. L’inter è l’avventura dell’ultimo minuto e torna in Champions. È stato quasi inverosimi­le, di quelle crudeltà che fanno grande il calcio, una perfetta scena di addio, forse l’atto più eversivo della stagione. È stato un campionato pieno di indicazion­i interessan­ti anche se non tutte buone. La prima viene dai tanti punti fatti dalle prime due, 186, il secondo miglior punteggio della storia; ma il primo, quello del record Juve a 102, non ebbe gara perché finì con la seconda a 17 punti. Nessuno inoltre è mai arrivato secondo con 91 punti, migliorand­o di 5 sul campionato scorso. Con 91 punti il Napoli avrebbe vinto 3 dei 7 scudetti della Juve, due volte sarebbero arrivati insieme. Tanti superlativ­i dicono che di avversari non ce ne sono stati molti. La Roma ha fatto 13 punti in meno. La Lazio non ha mai creduto fino in fondo al potenziale che aveva. C’è stata in genere sul campionato un’aria di sfinitezza, come se tutti andassero al massimo, ma tutto questo correre producesse poco. Anche in Europa abbiamo sfiorato molte cose e raccolto quasi niente. Abbiamo restituito tanti gol a grandi avversari, ma ne abbiamo sempre preso qualcuno in più. C’è stata più emozione, più movimento, ma non un gioco che permetta di aspettare qualcuno per l’anno prossimo. Le seconde dieci della classifica non hanno mai fatto così pochi punti in tutta la storia del calcio, altro superlativ­o che distingue la stagione. Rispetto a 4 anni fa è come se ogni squadra avesse perso 5 punti. Ma sono diventate più fragili anche le anziane borghesi, squadre piene di gloria tipo Samp, Fiorentina, Torino, Genoa, Bologna, la stessa Atalanta, 11 punti meno di un anno fa. Vecchi grandi bacini di utenza che possono adesso quasi solo accettare la differenza di forza economica. Questo forse è il problema: la Juve è immensa ma da sola non basta. Anche solo pensarlo è un ossimoro. Oggi il punto d’equilibrio di tutto è diventato il suo successo. Finché vince la Juve non perde davvero nessuno, va in fondo tutto come la natura ha deciso. Ma tante vittorie di seguito hanno spento la voglia di competere degli altri. Perfino Sarri sembra rassegnato. Nessuno dice più che gioca per vincere il campionato, tutti dicono di volere un posto in Champions. Si cerca l’altro premio, si cerca un altro anno, con una tristezza quasi compiaciut­a. Sono almeno cresciute le ultime. Spal e Crotone sono state fra le cose migliori della stagione.

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