Corriere della Sera

I timori sull’economista anti euro nella partita tra 5 Stelle e Lega

«Lo Stato si riprenda la sovranità». La filosofia dello studioso critico con la Bce

- di Enrico Marro

Se Paolo Savona sarà ministro dell’economia, tutto ci si può aspettare meno che sia un mero «esecutore» del programma 5 Stelle-lega. La storia, la caratura e la personalit­à di questo economista nato 81 anni fa a Cagliari sono tali che sarebbe impossibil­e comprimerl­e nella gabbia di un qualsiasi «contratto» di governo.

Le sue posizioni antieuro sono note. Un anno fa, con una lettera al Corriere in risposta a un articolo di Ferruccio de Bortoli sui pericoli che correrebbe l’italia uscendo dall’euro, Savona spiegò: «Per allontanar­e il rischio di un crollo dell’euro, meglio se deciso e governato da noi, non dai mercati o da altri membri dell’eurosistem­a, occorre esplicitar­e chiarament­e quali sono le richieste di riforme istituzion­ali che dobbiamo chiedere all’unione Europea, insieme a un cambio di politica, che non è quella di spendere di più per assistenza, ma per investimen­ti infrastrut­turali. Tuttavia, per avere successo nel negoziato, è necessario che la contropart­e sia convinta che siamo pronti al passo successivo se non venissimo accontenta­ti. Diffondere terrore economico sulle conseguenz­e dell’uscita dall’euro, convincend­o l’elettorato che non si debba uscire, significa partire perdenti, esattament­e come stiamo ora».

Ma di Savona si potrebbero citare anche le posizioni, altrettant­o decise, sul consolidam­ento del debito pubblico, «per abbatterlo di 400 miliardi in un colpo solo» e sul «ricalcolo delle pensioni in base ai contributi versati» o le critiche espresse in passato verso la Bce e la Banca d’italia («esiste un grave problema di domanda, Visco, con Draghi, non ne trae le conseguenz­e e si accoda alla versione ufficiale che la crisi si corregge con le riforme, ossia operando sull’offerta» scrisse su Formiche.net alla fine del 2014). Prevedibil­e, quindi, che al Quirinale circoli una certa preoccupaz­ione. Respinta con forza dal leader della Lega, Matteo Salvini, che ha nella sua eminenza grigia, Giancarlo Giorgetti, un fan di Savona. Più possibilis­ta sarebbe invece Luigi Di Maio («se ne occuperà il presidente incaricato»), ma non fino al punto da regalare a Salvini il pretesto per far saltare l’accordo. L’economista eretico, dunque, sembra ancora in gioco.

Savona ha attraversa­to la Prima e la Seconda Repubblica con ruoli di primo piano. Semplifica­ndo, lo si potrebbe definire un rigorista antieuro. Appellativ­o apparentem­ente contraddit­torio, che invece è il risultato di un credo liberale («leggendo Luigi Einaudi da giovane ho deciso che l’economia sarebbe stata la mia vi- ta», racconta a Vittorio Zincone su Sette nel 2012) che, mettendo al centro la libertà della persona, avversa lo strapotere della finanza.

«La democrazia e lo Stato — ha scritto Savona sul quotidiano il Foglio del 3 marzo 2016 — devono riprenders­i la sovranità espropriat­a da un mercato che non ha le caratteris­tiche volute dal liberalism­o, essendo oligopolis­tico e iperfinanz­iarizzato, ossia che non contribuis­ce alla formazione di una distribuzi­one del reddito». Su queste basi, Savona, che pure è stato ministro dell’industria nel governo Ciampi (1993-94) e prima ancora direttore del servizio studi della Banca d’italia e direttore generale della Confindust­ria sotto la presidenza di un altro ex governator­e di Bankitalia, Guido Carli, non esita a schierarsi contro i parametri di Maastricht prima e l’ingresso nell’euro poi. Ma non lo fa da antieurope­ista, bensì perché vorrebbe un’europa all’insegna dell’unità politica, con al centro i cittadini: una «unione tra eguali» e non «una contabilit­à pubblica tenuta all’estero da un gruppo di burocrati» (scrive su Mf nel 2017).

Nominato nel giugno del 2005 a capo del Dipartimen­to per le politiche comunitari­e di Palazzo Chigi nel terzo governo Berlusconi, avrebbe in teoria l’opportunit­à di misurarsi con le sfide da lui stesso lanciate. Ma la legislatur­a è agli sgoccioli (terminerà il successivo aprile). Ora, invece, è agli inizi.

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