Un Pozzo di bontà deciso a diventare cattivo «Adesso non parlerete più solo degli altri...»
Il terzo incomodo: «Oggi corro per limitare i danni, poi in montagna mi scateno»
TRENTO Il quarto incomodo avrebbe tutto il diritto di mandarci a quel paese. «Mi è spiaciuto che sullo Zoncolan abbia fatto più notizia la crisi di Aru che il mio terzo posto dietro Froome e Yates...». Ha ragione il dottor Pozzovivo Domenico, una laurea telematica in economia aziendale («Un capriccio») e una seconda in corso d’opera in scienze motorie («Vorrei trasformarla nel mestiere del futuro: allenatore o esperto di alimentazione»), stellina made in Montalbano Jonico, Cosenza, della squadra dell’emiro che a luglio proverà a sbancare il Tour con Vincenzo Nibali.
In classifica generale, zitto zitto, all’alba della crono che orienterà il Giro verso Inghilterra o Olanda, il Pozzo è terzo a un’incollatura dal campione in carica Dumoulin ed è tallonato da Pinot, il rivale francese con cui, alla fine, si giocherà il podio di Roma. Poche parole, molta sostanza, zero marketing di se stesso: Domenico viaggia sulle strade del Giro a fari spenti, rivestito di rosso dalla Bahrein cui l’ha raccomandato lo Squalo, antico compagno d’avventure di questo scalatore mignon, vincitore di una tappa nel 2012 e poi protagonista di una crescita costante, quinto nel 2014, sesto l’anno scorso dopo ottime prove da piazzato in maglia Ag2r su Blockhaus e Mortirolo, sempre troppo timido per farsi notare e allora ci scusi se per raccontarne le gesta abbiamo aspettato fin qui.
Però Valentina, la moglie conosciuta quando era assessore a Cassano allo Ionio («Mi invitò a parlare di ciclismo ed etica dello sport a scuola»), è d’accordo con noi: «Mimmo, devi essere più aggressivo — gli dice spesso —, e più cattivo con gli avversari».
Gli avversari, già. Il sorprendente leader Simon Yates, fin qui perfetto con tre tappe all’attivo: «Ha il vantaggio di una condizione fantastica. Ma la sicurezza di star bene fino alla fine non ce l’ha nessuno». Cronoman Tom Dumoulin, che oggi proverà a sfilargli la maglietta: «Ha dimostrato un’ottima tenuta in salita. Lui dice di no, però a me sembra forte come nel 2017 quando ha vinto il Giro». L’alter ego Thibaut Pinot, altrettanto silenzioso ed efficace: «Alla fine il podio sarà una questione tra noi due. Spero che sulle montagne piemontesi troveremo caldo: so che Pinot non lo ama». E Chris Froome, il campione a due (solo due?) facce, splendido sullo Zoncolan e mediocre prima e dopo: «Un mistero. Quindici tappe sull’altalena. Per me rimane pericolosissimo: la crono lo può rilanciare».
Alto 156 cm per 56 kg, ottimo decimo nella crono d’apertura di Gerusalemme (ben più corta di quella odierna), il Pozzo scatterà da Trento con un mezzo finalmente adeguato: «La bici che mi davano in Ag2r era troppo grande: la miglior crono che ho fatto con loro, infatti, l’ho corsa con una bici normale con manubrio da crono. Alla Bahrein mi hanno preso le misure: oggi pedalerò su una bici adatta a me, con un impatto con l’aria migliore e un’aerodinamicità che non ho mai avuto».
Reggere agli urti della lotta contro il tempo, in ogni caso, sarà un’impresa. «Dumoulin e Froome cercheranno di fare la differenza: speriamo siano stanchi dopo le montagne. Yates di certo piano non andrà. Io spero di limitare i danni, magari perdere un minuto e mezzo ma uscirne con una situazione compatta e una classifica ancora aperta».
Nibali, dal Teide, fa il tifo per l’amico ritrovato, che gli farà da gregario in Francia: «Avanti così Mimmuzzo — ha twittato —, si spendono sempre poche parole per te». Il c.t. Cassani dice che sei eroico ma ti manca il colpo del kappaò: «Ha ragione. Sono troppo buono, a volte ho un eccessivo rispetto degli avversari», dice il Pozzo con l’espressione da gatto mannaro. Ruggire, da oggi a domenica, è un obbligo.
Ha ragione chi dice che mi manca il colpo del k.o.: a volte ho un eccessivo rispetto per i miei avversari
Ho una laurea in economia aziendale, la prossima sarà in scienze motorie: in futuro voglio fare l’allenatore