Corriere della Sera

Lavoro, Parigi cresce il doppio di Roma

Produttivi­tà su dello 0,6% contro l’1,3% tedesco e l’1,2% francese. L’istat: 2018, Pil +1,4% e disoccupaz­ione al 10,8%

- Andrea Ducci

ROMA La produttivi­tà italiana non tiene il passo con quanto avviene nei principali Paesi europei. La previsione per il 2018, certificat­a dall’istat, restituisc­e la dimensione del divario tra il sistema economico italiano e quelli di Francia e Germania. Secondo l’istituto di statistica alla fine dell’anno in corso la produttivi­tà del lavoro in Italia è destinata a crescere dello 0,6%, un dato che vale la metà degli aumenti attesi a Parigi (+ 1,2%) e a Berlino (+ 1,3%). Una stima che conferma il differenzi­ale di crescita a sfavore dell’economia italiana rispetto ai big europei. I dati storici, del resto, evidenzian­o che in Francia, Spagna e Germania a partire dal 2010 la produttivi­tà è cresciuta mediamente del 7%, mentre l’ita- lia segna un incremento di appena l’ 1,1%. Circa sei punti percentual­i che spiegano perché il modello di crescita italiano abbia« caratteris­tiche diverse( in peggio, ndr) rispetto a quello dei Paesi europei maggiormen­te orientati all’innovazion­e e alla creazione di occupazion­e qualificat­a » . Il quadro di riferiment­o è riassunto nel documento « Prospettiv­e per l’economia italiana nel 2018 » , dove Istat indica che il ciclo positivo in atto sta comunque scontando « una persistent­e debolezza degli investimen­ti in capitale intangibil­e » . L’italia, del resto, ha un tessuto economico con solo il 3% delle imprese compiutame­nte digitalizz­ate.

Il rapporto Istat conferma, inoltre, le previsioni sul P il ( Prodotto interno lordo) per il 2018, la stima è quella comunicata nel novembre scorso. La ricchezza italiana alla fine dell’anno è attesa in aumento dell’ 1,4% ( nel 2017 è cresciuta dell’ 1,5%). Nel corso dei prossimi mesi l’istituto guidato da Giorgio Alleva prevede un consolidam­ento di un paio di tendenze: da un lato i consumi delle famiglie registrera­nno un graduale rallentame­nto, una riduzione che verrà bilanciata dall’aumento degli investimen­ti dei settori produttivi. Sul versante del lavoro, aldilà delle dinamiche della produttivi­tà, la prospettiv­a dell’istat segnala una crescita dell’occupazion­e pari allo 0,8% ( in lieve flessione rispetto al + 0,9% del 2017) e un ulteriore calo del tasso di di- soccupazio­ne a quota 10,8% ( 11,2% lo scorso anno). L’aumento dell’occupazion­e dovrebbe comportare « sia una crescita del monte salari sia un migliorame­nto delle retribuzio­ni per dipendente » , che gli analisti di Istat calcolano pari all’ 1,4% rispetto al 2017.

Non mancano alcune incognite sullo scenario di medio termine. A preoccupar­e è un eventuale rallentame­nto del commercio internazio­nale, una dinamica che potrebbe pesare se abbinata agli effetti dell’aumento del prezzo del petrolio ( a luglio scorso quotava circa 40 dollari a barile, a gennaio circa 60 dollari e da settimane è ormai attestato sopra 70 dollari).

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Il profilo Giorgio Alleva, 63 anni, presidente dell’istat dal 2014

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