Il «perfetto sconosciuto» entra a Palazzo Chigi
La carriera, l’inciampo sul curriculum e l’incrocio con il grillino Bonafede che fu suo assistente all’università
Fino ad oggi ha vissuto 54 anni tra la Puglia, Roma e Firenze, nel riserbo più totale. Quasi senza lasciare traccia. Ma in tre giorni, dal curriculum passato al microscopio, l’avvocato e professore Giuseppe Conte si è ritrovato sotto i riflettori. Ed ecco un’ipoteca per le tasse e una multa non pagate.
Cosa sappiamo finora di lui? Che ha 54 anni, è un professore di diritto privato, ha scritto un curriculum «pompato» che ha rischiato di far saltare il suo incarico, che ha avuto simpatie renziane e un buon rapporto con Maria Elena Boschi. Inoltre sono affiorati i suoi legami con il Vaticano oltre che una querelle con il Fisco culminata con un pignoramento di Equitalia.
Una vita trascorsa tra la Puglia, Roma e Firenze nel riserbo più totale. Quasi senza lasciare traccia. Tanto che dalla natìa Volturara Appula, oggi, hanno addirittura un dubbio sul nome dell’ex moglie: «Si dovrebbe chiamare Valentina». Un curriculum che, a seconda delle occasioni, può lievitare da 12 a 28 pagine, frutto di una maniacale passione per la giurisprudenza, ma anche di un’acuta vanità accademica. Una lunga serie di incarichi che, complici i galloni da cassazionista, hanno fatto lievitare il suo 730; ma anche, appunto, un’ipoteca sulla casa di Roma per tasse e multe non pagate. Un figlio di dieci anni e la sua mamma che, nonostante il matrimonio con papà Giuseppe sia finito, difende l’ex a spada tratta: «Il curriculum pompato? Tutte stupidaggini, sarà un bravo premier».
«Protetto» dai colleghi
È un’istantanea della vita del professor Giuseppe Conte, che da «perfetto sconosciuto», lontano dalla politica, ma europeista (ha spiegato ieri) e con «il cuore da sempre a sinistra» si è ritrovato catapultato sotto i riflettori come presidente del Consiglio incaricato, per di più sostenuto da M5S e Lega. Per la prima volta nella storia della Repubblica un profilo «da marziano» al timone di un governo: il passato e i particolari privati della vita di Conte sono protetti appunto dalla sua lontananza dalla politica, ma anche dal cordone dei colleghi giuristi che per rispetto istituzionale non parlano volentieri delle possibili malefatte del collega. Giuseppe Conte è assai schivo: «Scrivetemi come se ogni messaggio costasse 10 euro: vi aiuterà a concentrare il pensiero», c’è scritto sullo status Whatsapp del suo cellulare. Ma dell’«avvocato d’italia» è di poche parole l’intera famiglia: i Conte, che vivono a San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio. Originaria di Cerignola, poi approdata a San Giovanni Rotondo, ultimo spostamento al seguito della carriera di segretario comunale di Nicola Conte, il padre 80enne di Giuseppe. Il neoincaricato premier è nato nel 1964 a Volturara Appula, centro con meno di 500 abitanti sui monti Dauni, al confine con il Molise, a pochi chilometri di distanza dal colle di Castel Fiorentino dove morì l’imperatore Federico II, che tanto ebbe a cuore quella terra. Nato «come si faceva un tempo, in casa, grazie a un’ostetrica marchigiana», ricorda Vittoria Macchiarola, per gli amici Vittorina, la persona che a Volturara meglio conosce la famiglia Conte.
Lo studente
«Amava lo studio, era un bambino intelligente». Anche a Candela, altro Comune della provincia di Foggia, al confine con la Campania, dove Nicola è stato segretario comunale, parlano con orgoglio dei Conte: il sindaco Nicola Gatta ha ritrovato le foto di Giuseppe alle elementari: «Spero non abbia dimenticato gli anni passati qui da bambino». A San Giovanni Rotondo la famiglia è un po’ più conosciuta: i genitori Nicola e Lillina (diminutivo di Maria Pasqualina) da pensionati (la madre era maestra), la sorella Maria Pia, un anno più grande di Giuseppe, da bancaria, alla Bcc locale. A San Giovanni Rotondo vive anche Fra Fedele, frate cappuccino e zio
di Giuseppe, molto religioso e devotissimo di San Pio. In questi giorni, però, i genitori del neo incaricato premier sono a Roma: sia per stare vicini al figlio, sia per sfuggire alla marea di concittadini e all’assalto dei giornalisti.
I legami con il Vaticano
Una laurea cum laude alla Sapienza con correlatore l’ex presidente del Credito italiano Natalino Irti, Conte ha perfezionato i suoi studi anche a Villa Nazareth, «tempio» del cattolicesimo democratico, di cui il premier incaricato è oggi finanziatore attraverso due trust legati ad ambienti del Vaticano fedeli a Giovanni Paolo II. Conte, nel suo curriculum finito sotto accusa, dichiara anche una lunga serie di studi di perfezionamento all’estero: quelli alla New York University e alla Sorbona di Parigi sono però stati smentiti dai rispettivi atenei. Oggi, dopo un’esperienza nel quotato studio Gianni, Origoni & partners («Gop»), collabora con quello di Guido Alpa, ex presidente del Consiglio nazionale forense e suo maestro. Ma il grande salto verso la soglia di Palazzo Chigi è connesso ai legami accademici stretti nella facoltà di Giurisprudenza di Firenze, dove ha preso casa in centro e dove è ordinario di Diritto privato. «Vederlo esultare in tv con Di Maio dopo il voto del 4 marzo ci ha lasciati a bocca aperta», raccontano i suoi studenti. Conte ha costruito l’architrave del suo cursus honorum sulle relazioni accademiche, sempre lontano dalla politica. Poi, quando l’allora sindaco di Firenze era all’apice della popolarità, del prof-quasi-premier si raccontano appunto simpatie renziane, culminate anche in un pranzo con il «rottamatore» e l’avvocatessa Maria Elena Boschi. A presentare la giovanissima Boschi a Conte fu il professor Umberto Tombari, ordinario di Diritto commerciale a Firenze, titolare dello studio in cui la futura ministra si era fatta le ossa.
«Sliding doors»
Ma a invertire il timone della vita di Conte è un caso alla Sliding doors, reso ancora più affascinante dal fatto che sarà l’allievo a caricare la molla per il trampolino del prof. Si tratta dell’avvocato Alfonso Bonafede, oggi deputato M5S e quasi ministro della Giustizia, che dopo la laurea si presentò a Conte per fargli da assistente gratuito. Anni di gavetta, durante i quali Bonafede acquisisce forte visibilità politica difendendo i cittadini contrari ai lavori per la Tav fiorentina. Poi l’addio alla carriera accademica, per deviare verso Montecitorio. Ricordandosi, alla prima occasione, dell’amato prof, indicato dal Movimento come membro del Consiglio della Giustizia amministrativa: un organismo che ha dato a Conte agibilità politica e gli ha consentito di stringere rapporti anche con Luigi Di Maio. Uno dei primi atti? Il ricorso contro la nomina al Consiglio di Stato di Antonella Manzione, fedelissima renziana già a capo della macchina legislativa di Palazzo Chigi. E infine, nei giorni scorsi, il caso della consulenza ottenuta da Conte, secondo quanto riportato da Repubblica, dal finanziere Raffaele Mincione, impegnato nella battaglia per il controllo di Retelit. Una questione di cui, presto, potrebbe occuparsi il governo.