Corriere della Sera

Rischiò se stesso

- di Richard Ford

Ho conosciuto Mr. Roth soltanto attraverso i suoi romanzi e i suoi racconti, che ho letto con enorme ammirazion­e letteralme­nte attraverso tutta la mia — ormai piuttosto lunga — vita. Era uno scrittore avventuros­o, che aveva il coraggio di raccontare e immaginare quelle verità spesso dolorose con le quali non sempre siamo in grado di fare i conti dentro di noi.

Le nostre vite di esseri sessuali, il nostro ruolo nelle nostre famiglie (il ruolo di padre, di figlia), le nostre identità di cittadini della nostra repubblica, la nostra — presunta — identità religiosa.

Usò se stesso — come uno scrittore o una scrittrice fanno, quando ne hanno la forza — come cavia umana, per il beneficio altrui.

La mia paura più grande — che sento con forza nel giorno della morte di Mr. Roth — è che questo coraggio, da parte degli scrittori, sia in via d’estinzione, destinato a essere ulteriorme­nte soffocato dalla correttezz­a politica, dal potere coercitivo del denaro sulle industrie che, storicamen­te, hanno supportato la scrittura e l’immaginazi­one, e (specialmen­te in America, che è stata uno dei grandi argomenti affrontati da Mr. Roth) dai laidi, violenti effetti della censura che scaturisce dall’opportunis­mo politico.

Roth ha sofferto per aver fatto uso della libertà della sua immaginazi­one. Spero che noi che restiamo possiamo essere disposti a correre rischi con i nostri libri, proprio come ha fatto lui.

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