Il professore rivendica autonomia e apre al Colle sulla rinuncia a Savona
«Con il capo dello Stato ROMA è andata molto bene». Avete parlato del curriculum? «Nemmeno un accenno, abbiamo parlato di cose molto più serie». Giuseppe Conte è da qualche ora presidente del Consiglio incaricato, seppure con riserva, si reca in Parlamento, prima a Montecitorio, poi a Palazzo Madama. Filtrano scampoli di un confronto molto lungo con il presidente della Repubblica, durato quasi due ore.
Qualcuno lo vede come un mero esecutore, lo accusa di essere uno strumento nelle mani di Lega e 5 Stelle, ma la rivendicazione dell’avvocato di diritto civile non è solo una risposta alle apprensioni di Sergio Mattarella: ha rimarcato di fronte alle telecamere le prerogative della funzione di presidente del Consiglio, lo ribadisce ai presidenti del Parlamento.
Sarà un capo del governo «con i poteri che la Costituzione mi attribuisce», che è del resto quello che gli ha chiesto in modo esplicito la prima carica dello Stato: «Faccia il premier in autonomia, io sarò al suo fianco in modo leale».
Sarebbe strano se così non fosse, se due cariche dello Stato non cominciassero un percorso istituzionale in modo virtuoso, promettendosi collaborazione e reciproca fiducia, ma non sono dettagli di poco conto.
Del resto il ventaglio di manovra del nuovo capo del governo dipenderà da molte variabili: lui stesso ammette di non avere esperienza di funzionamento della macchina pubblica, ha uno staff ancora da formare, più di qualcuno maligna sui pesi e gli equilibri di Palazzo Chigi nel prossimo futuro: «Se Giorgetti diventa sottosegretario della presidenza del Consiglio rischia di diventare il vero capo del governo», è una delle preoccupazioni che serpeggia fra i 5 Stelle.
Insomma la promessa e la rivendicazione di autonomia che Conte fa di fronte al capo dello Stato avrà momenti di verifica immediati, già nelle prossime ore. Con Mattarella Conte discute dei temi del prossimo Consiglio europeo a Bruxelles, cruciali anche per il nostro Paese, ma da subito dovrà contribuire a dare forma alla squadra di ministri. E la fretta con cui in serata la Lega si affretta a dichiarare che il dicastero dell’economia spetta a Paolo Savona è la spia di un braccio di ferro che è ancora in corso e che potrebbe anche essere il vero punto critico per il nuovo premier: Conte infatti sembra concordare con il capo dello Stato che esistono delle alternative, che il garante dei vincoli di Bilancio, cui è dedicata una buona parte del confron-
to, può anche essere un’altra persona. Forse è il primo banco di prova dell’autonomia che lo stesso Conte promette e rivendica. «Voglio un governo equilibrato», è la sua sintesi.
Ma c’è almeno un altro passaggio che appare delicato, affiora nelle dichiarazioni che rilascia in pubblico: se da un lato assicura di collocare il Paese nell’alveo storico delle sue relazioni internazionali, dall’altro dice che le battaglie che l’italia dovrà affrontare a Bruxelles le condurrà «costruendo le alleanze opportune». È appena un accenno, ma potrebbe essere un ulteriore banco di prova: sulla riforma del trattato di Dublino Roma ha maggiori punti di convergenza con Madrid ed Atene, rispetto a Berlino e Parigi. E c’è da aggiungere che Conte troverà un dossier già in fase avanzata: il tema dei rifugiati è strategico sino ad certo punto, ma potrebbe essere terreno fertile per nuove alleanze, almeno nel solco sin qui rivendicato sia da Salvini che da Di Maio.
Con il capo dello Stato è andata molto bene Se abbiamo parlato del curriculum? Nemmeno un accenno, abbiamo parlato di cose molto più serie Giuseppe Conte