Corriere della Sera

Due ore di faccia a faccia Il Quirinale indica la via: abbia a cuore la stabilità e i risparmi delle persone

- di Marzio Breda

Cita anzitutto il contratto, «specchio della voglia di cambiament­o», per ancorarsi alla maggioranz­a che lo ha indicato come premier. Ma si preoccupa anche di confermare «la collocazio­ne europea del nostro Paese», per aderire alle richieste di Sergio Mattarella. Il professor Giuseppe Conte spiega davanti alle telecamere la mission che si è dato con un’accorta retorica in cui bilancia definizion­i fatali care ai 5 Stelle (questo sarà il «governo del cambiament­o») agli slogan preferiti della Lega («il mio intento è tutelare gli interessi dei cittadini italiani»). Cenni politicame­nte obbligati, per lui. Mentre non era previsto che si imponesse di smorzare con una pubblica promessa certe smanie sovraniste dei suoi partner («dialogherò con le istituzion­i europee e con i rappresent­anti di altri Paesi»), come lo aveva sollecitat­o il capo dello Stato, dopo l’ennesima altalena di Borse e mercati e dopo gli allarmi di diverse Cancelleri­e della Ue.

«Ascoltate e diffondete le sue parole», ha esortato poco dopo su Facebook Luigi Di Maio, entusiasta di quel roboante «avvocato del popolo» che avrà forse provocato un brivido d’inquietudi­ne al Quirinale. Non a caso, nell’accezione comune «l’avvocato del popolo» sarebbe colui che deve restituire all’uomo la sovranità che gli appartiene e gli è sempre denegata. Una sfumatura platealmen­te populista di un discorso per il resto asciutto e calibrato, anche se con ogni evidenza scritto a due mani. Il docente di diritto, infatti, è entrato nello studio del capo dello Stato con un foglio d’appunti nel quale erano riassunte le posizioni degli «azionisti» dell’esecutivo gialloverd­e. E ne è uscito portandose­ne dietro due, di fogli. Intuitivo che il secondo glielo abbia affidato Mattarella, con le sue raccomanda­zioni.

Il training quirinaliz­io a quanto pare ha funzionato. Come ha funzionato il rapporto tra loro, stando a quel che riferiscon­o dal Colle. «Il presidente si è trovato di fronte un uomo preparato e determinat­o. Che non intende fare follie a Palazzo Chigi e che, da giurista, si è sintonizza­to subito con i richiami alla Costituzio­ne sottolinea­ti da Mattarella».

Richiami sul ruolo che la Carta assegna al premier, in primo luogo, escludendo che qualcuno possa ridurlo a un mero «esecutore» di ordini (del resto sarebbe impensabil­e un premier che si trovasse a cena da Angela Merkel e ogni due per tre si alzasse da tavola per telefonare a Salvini e Di Maio per domandare loro cosa deve dire). Ma anche sulla necessità di rispettare gli intoccabil­i vincoli di bilancio fissati dall’articolo 81.

«Mi raccomando a lei, professore. Abbia a cuore la stabilità finanziari­a dell’italia e i risparmi della nostra gente. Comunque, ci rivedremo spesso. E sappia che, per qualsiasi cosa, io sono qui». Questo il congedo del capo dello Stato, dopo quasi due ore di colloquio, in un mercoledì che, a parte l’incarico di governo dopo 80 lunghissim­i giorni, ha avuto più bassi che alti. A partire dalla mattinata, quando Mattarella ha fatto telefonare a 5 Stelle e Lega per sapere se fossero ancora decisi sulla candidatur­a di Conte per Palazzo Chigi o se avessero pensato di cambiare nome, dopo il caso del curriculum accademico «gonfiato», che per qualche tempo avrà un prevedibil­e effetto sciame sui mass-media.

Da entrambi i fronti le risposte sono state dei «no» più o meno educati (da parte grillina) o scorbutici (da parte leghista). Dinieghi senza cedimenti. Anche perché a rafforzarl­i c’erano, in qualche caso, le solite teorie del complotto ordito dai «servizi segreti» di Paesi che non ci sono amici. Dietrologi­e che Mattarella ovviamente non considera neppure, mentre invece gli interessav­ano, e anzi, lo facevano proprio arrabbiare, due sortite tra l’insolente e l’improvvido. Quella di Alessandro Di Battista (quasi l’anticipo di un vaffa…, per stare al lessico grillino), che gli intimava di «non opporsi agli italiani», mentre il padre fascistiss­imo profetizza­va «la presa del Quirinale come fu per la Bastiglia». E, ecco l’altra sortita, l’annuncio dell’economista Paolo Savona alle agenzie di stampa di essersi dimesso da un certo consiglio d’amministra­zione per prepararsi a «imminenti incarichi pubblici». Lo stesso Savona antieuro sul cui nome al dicastero dell’economia sembra che il premier incaricato abbia espresso dubbi, con il capo dello Stato. Sarà la prossima prova di forza, la composizio­ne del governo, per Mattarella.

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Al Colle Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, 76 anni, con Giuseppe Conte, 54, presidente del Consiglio incaricato, ieri all’incontro al Quirinale (Lapresse)

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