Corriere della Sera

POCHI POSTI LEGATI AL MERITO TROPPI ALLE RELAZIONI PERSONALI

- Risponde Aldo Cazzullo Cari lettori,

Caro Aldo, ancora non siamo alla lesa maestà verso gli elettori, ma che il capo dello Stato avalli la scelta di una persona sconosciut­a all’agorà politica italiana, non può non suscitare perplessit­à. Adalberto de’ Bartolomei­s

Come mai non si ritene un atto dovuto verificare la competenza di chiunque assume cariche pubbliche, al pari di qualsiasi candidato che voglia lavorare nelle aziende? Luca Bassani

La nomina di un presidente del Consiglio sconosciut­o ha ovviamente suscitato un’accesa discussion­e. Il profilo del professor Conte apparirà più chiaro nei prossimi giorni. Quel che si può dire oggi è che in Italia troppe cariche non sono elettive, né determinat­e da un concorso, né soggette a una valutazion­e dell’opinione pubblica, ma sono assegnate in modo arbitrario o comunque discrezion­ale. Questo ha favorito la nascita di lobby, gruppi di influenza, consorteri­e, quando non massonerie. Troppo spesso il criterio delle scelte non è il merito ma sono le relazioni personali.

È vero, la Costituzio­ne non prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il problema non nasce oggi, non comincia con Conte. Ma insomma un conto è il governator­e della Banca d’italia, un altro uno sconosciut­o professore di Firenze. La questione, ripeto, non è personale; è generale. Non dipende da casi isolati, ma da una mentalità. Ci sono settori in cui le scelte vengono fatte dal pubblico, dal mercato. Uno spettacolo «sbiglietta» e un altro no, un libro vende e l’altro va al macero. Ci sono posti assegnati per concorso, quando non è truccato. Ma ci sono troppi posti per cui non esiste una selezione per titoli o per capacità. Tutto è affidato alla parentela, all’amicizia, all’alleanza, allo scambio di favori, al «chi conosce chi». Il nuovo che avanza dovrebbe servire anche a cambiare queste vecchie abitudini.

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