Corriere della Sera

Il dominio perenne (per ora) del dollaro

- di Danilo Taino Statistics Editor @danilotain­o

La crisi finanziari­a esplosa nel 2008 con il crollo della Lehman Brothers iniziò palesement­e negli Stati Uniti. La conseguenz­a fu che grandi quantità di investito ricompraro­no… dollari. Cioè la valuta al cuore del disastro. È che il biglietto verde era (ed è) la valuta mondiale di riserva, ritenuta un porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti caldi. Oggi, però, c’è un dibattito sulla stabilità di questo privilegio del dollaro: si dice che l’america di Donald Trump potrebbe non essere più vista come la garanzia della stabilità del sistema finanziari­o globale.

Il dominio della valuta Usa è palese. Il Fondo monetario internazio­nale (Fmi) ha appena pubblicato la statistica sulle riserve valutarie detenute dagli Stati nell’ultimo trimestre del 2017: su un totale di 11.424 miliardi di dollari, 6.281 erano in moneta americana, il 62,7% (se si sottraggon­o le riserve non allocate). In termini relativi, è il minimo dal 61,24% di quattro anni fa ma in cifra assoluta siamo al massimo storico. Le riserve in euro erano il 20,15%, quelle in yen il 4,89%, quelle in sterline il 4,54% e poi giù fino all’1,23% del renminbi cinese. Sulla base di dati della Banca centrale europea, il debito internazio­nale è per il 63% in dollari, come in dollari sono il 59,1% dei prestiti internazio­nali, il 43,8% delle transazion­i sui cambi, il 42,1% dei pagamenti internazio­nali (dal 29,7% del 2012). Uno studio dell’fmi dà un’idea piena della potenza di questa posizione: un apprezzame­nto dell’1% del valore del dollaro rispetto a tutte le altre valute mondiali comporta una riduzione (in volume) del commercio fuori dall’america pari allo 0,6%. E viceversa un deprezzame­nto. La posizione del biglietto verde, insomma, per ora è solida, anche perché nessun’altra valuta ne insidia l’egemonia. Il vantaggio non potrà però essere perenne: prima o poi arriverà il declino, come successe alla sterlina. È questo il momento? Un rispettato economista americano, Barry Eichengree­n, dice che il dominio quasi secolare potrebbe essere messo in pericolo da possibili rotture di alleanze consolidat­e provocate da Trump: se perdi alleati, perdi anche amici che detengono dollari per dimostrare riconoscen­za a chi li difende militarmen­te. I Paesi con armi nucleari, per dire, detengono meno dollari degli altri. È una riflession­e interessan­te.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy