Economia sommersa a 549 miliardi E più di metà viene da lavoro nero
Lo studio Eurispes: 6 milioni di persone con doppia occupazione. I rischi povertà
I più ricchi sono sempre ROMA più ricchi. Ma in Italia sono solo l’1% coloro che «beneficiano di buona parte dei dividendi dello sviluppo». Tutti gli altri, che sono il 99%, «restano a guardare» e cercano di sopravvivere, magari affidandosi al lavoro nero, al precariato, o diventando vittime dell’usura. È una «povertà vecchia e nuova» quella che dal 2007 al 2017 ha «coinvolto e, spesso, travolto ampie fasce della popolazione, in particolare il ceto medio». Una situazione che ha portato alla ricerca di «strategie di sopravvivenza». Il lavoro sommerso è una di queste, «una sorta di camera iperbarica» la definisce l’eurispes, che con l’universitas Mercatorum ha realizzato lo studio «Povertà, disuguaglianze e fragilità in Italia. Riflessioni per il nuovo Parlamento» e dell’economia sommersa nel nostro Paese ha fatto i conti. Un fenomeno da almeno 549 miliardi di euro l’anno e che coinvolge tutti, dal disoccupato alla casalinga al pensionato, passando per le aziende di tutti i settori, industria, servizi, agricoltura.
Lo studio calcola che «il 54,5% dell’economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso, il 28,4% dall’evasione fiscale da parte di aziende e imprese, il 16,9% dalla cosiddetta economia informale».
Per il lavoro nero, ogni anno sono 300 i miliardi di euro generati da attività e occupazioni non regolarizzate con almeno 6 milioni di «doppiolavoristi», persone cioè con una doppia occupazione. Poi, stima l’eurispes, ci sono almeno 600 mila immigrati regolari che lavorano in nero, cui si aggiungono i pensionati: «Su un totale di 16,5 milioni, circa 4,5 milioni hanno un’età compresa tra i 40 e i 64 anni. È plausibile che almeno un terzo di essi lavori in nero». E pure le casalinghe: su 8,5 milioni, il 18,8% svolgerebbe lavori che alimentano il sommerso. E tra il milione e 400 mila di persone in cerca di occupazione, almeno la metà lavorerebbe totalmente in nero. Poi ci sono i lavoratori indipendenti, i liberi professionisti,i soci delle cooperative, i contratti a progetto: «Difficile immaginare — sottolinea l’eurispes — che la totalità di loro paghi le tasse per la totalità degli introiti». L’economia sommersa delle aziende invece è stimata intorno ai 156 miliardi di euro l’anno.
Il problema, spiega Alberto Baldazzi, autore dello studio, è che «in Italia gli anni della crisi hanno squilibrato, più che in altri Paesi, il quadro della distribuzione della ricchezza e quindi ampliato il rischio povertà». Il presidente Eurispes Gian Maria Fara parla di una «società dei tre terzi», con un terzo supergarantito da livelli sempre più alti di reddito, un «terzo degli esclusi» sempre più condannato all’esclusione e «il terzo intermedio» costituito da chi pensava che professionalità, lavoro e spirito di iniziativa potessero bastare per restare nei terzi dei fortunati: è il ceto medio, «diventato a rischio di povertà». E nonostante i primi mesi del 2018 indichino un maggiore ottimismo per l’economia in risalita, per Baldazzi «le disuguaglianze si sono acuite, cosa che introduce la macabra prospettiva di uno sviluppo senza equità».