Dazi, Europa vaso di coccio tra Usa e Cina
La Casa Bianca punta al taglio del 10% dell’import di acciaio dall’ue. Allo studio tariffe fino al 25% sulle auto
L’agenda
● Gli Usa renderanno nota il 1° giugno la politica sui dazi verso Ue e Cina. Trump punta a un taglio del 10% delle esportazioni Ue di acciaio e alluminio e non è ancora chiaro se ci saranno anche alcune esenzioni
L’amministrazione di Donald Trump punta a tagliare del 10% le importazioni di acciaio e di alluminio dall’unione Europea. E, nello stesso tempo viene confermata dal Wall Street Journal, un’indiscrezione circolata nei giorni scorsi: il governo di Washington sta esaminando la possibilità di imporre dazi fino al 25% sull’import di auto, «per motivi di sicurezza nazionale». Un’altra misura che colpisce anche l’industria del Vecchio Continente.
Notizie che alimentano una sensazione sempre più diffusa a Washington: il negoziato tra il Segretario al Commercio, Wilbur Ross e la commissaria Cecilia Malström, sta andando di male in peggio. Tanto che i diplomatici dell’unione Europea, con base nella capitale americana, cominciano a chiedersi perché la Casa Bianca sia flessibile con Pechino e, invece, così rigida con Bruxelles.
Il confronto lascia pochi dubbi. La trattativa con la Cina, pur tra le contraddizioni, segna comunque dei progressi. Pechino e Washington hanno interrotto l’escalation a colpi di dazi. Ieri il presidente Usa ha twittato: «Il nostro accordo con la Cina si sta sviluppando positivamente, ma alla fine probabilmente dovremo usare una struttura differente… anche per verificare i risultati raggiunti». Più concretamente il leader della Casa Bianca è tornato ad aprire sul caso Zte, l’azienda di telefonia cinese colpita dalle sanzioni per aver concluso affari con l’iran e la Corea del Nord. Trump ha detto che, come favore al presidente Xi Jinping», potrebbe revocare le restrizioni, sostituendole con una pesante Il presidente Usa, Donald Trump, 71 anni, sta negoziando un accordo commerciale con la Cina ammenda: 1,3 miliardi di dollari.
Sul tavolo europeo, invece, i negoziatori americani non si sono mossi di un centimetro dagli obiettivi fissati il 1 marzo scorso, quando furono annunciate le tariffe del 25% sull’import di acciaio e del 10% su quello di alluminio. Non solo. Trump ha stabilito unilateralmente la scadenza del primo maggio per concludere un’intesa più ampia. All’ultimo ha spostato il termine al primo giugno e, adesso, a una settimana dal traguardo, le possibilità di un accomodamento restano minime. Ross e i consiglieri della Casa Bianca propongono di sostituire il prelievo doganale con un tetto alla produzione. Ma il risultato finale è lo stesso: penalizzazione della produzione europea. Il Paese più colpito è la Germania, poi l’olanda e quindi, al terzo posto, l’italia. La stessa Malström aveva avvertito due giorni fa: «Abbiamo offerto la disponibilità a una maggiore apertura dei nostri mercati, in cambio della cancellazione permanente dei nuovi dazi, ma ho la sensazione che non sia stato sufficiente». La Commissione di Bruxelles pensava di poter sistemare la questione, anche facendo leva sulla consolidata alleanza politica. Ora, invece, si prepara a dare il via alle contromisure, applicando a sua volta una tariffa del 25% su un panieri di merci, dal bourbon ai jeans Levi’s, per un controvalore di 3,5 miliardi di euro.