Corriere della Sera

Dazi, Europa vaso di coccio tra Usa e Cina

La Casa Bianca punta al taglio del 10% dell’import di acciaio dall’ue. Allo studio tariffe fino al 25% sulle auto

- Di Corinna De Cesare DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

L’agenda

● Gli Usa renderanno nota il 1° giugno la politica sui dazi verso Ue e Cina. Trump punta a un taglio del 10% delle esportazio­ni Ue di acciaio e alluminio e non è ancora chiaro se ci saranno anche alcune esenzioni

L’amministra­zione di Donald Trump punta a tagliare del 10% le importazio­ni di acciaio e di alluminio dall’unione Europea. E, nello stesso tempo viene confermata dal Wall Street Journal, un’indiscrezi­one circolata nei giorni scorsi: il governo di Washington sta esaminando la possibilit­à di imporre dazi fino al 25% sull’import di auto, «per motivi di sicurezza nazionale». Un’altra misura che colpisce anche l’industria del Vecchio Continente.

Notizie che alimentano una sensazione sempre più diffusa a Washington: il negoziato tra il Segretario al Commercio, Wilbur Ross e la commissari­a Cecilia Malström, sta andando di male in peggio. Tanto che i diplomatic­i dell’unione Europea, con base nella capitale americana, cominciano a chiedersi perché la Casa Bianca sia flessibile con Pechino e, invece, così rigida con Bruxelles.

Il confronto lascia pochi dubbi. La trattativa con la Cina, pur tra le contraddiz­ioni, segna comunque dei progressi. Pechino e Washington hanno interrotto l’escalation a colpi di dazi. Ieri il presidente Usa ha twittato: «Il nostro accordo con la Cina si sta sviluppand­o positivame­nte, ma alla fine probabilme­nte dovremo usare una struttura differente… anche per verificare i risultati raggiunti». Più concretame­nte il leader della Casa Bianca è tornato ad aprire sul caso Zte, l’azienda di telefonia cinese colpita dalle sanzioni per aver concluso affari con l’iran e la Corea del Nord. Trump ha detto che, come favore al presidente Xi Jinping», potrebbe revocare le restrizion­i, sostituend­ole con una pesante Il presidente Usa, Donald Trump, 71 anni, sta negoziando un accordo commercial­e con la Cina ammenda: 1,3 miliardi di dollari.

Sul tavolo europeo, invece, i negoziator­i americani non si sono mossi di un centimetro dagli obiettivi fissati il 1 marzo scorso, quando furono annunciate le tariffe del 25% sull’import di acciaio e del 10% su quello di alluminio. Non solo. Trump ha stabilito unilateral­mente la scadenza del primo maggio per concludere un’intesa più ampia. All’ultimo ha spostato il termine al primo giugno e, adesso, a una settimana dal traguardo, le possibilit­à di un accomodame­nto restano minime. Ross e i consiglier­i della Casa Bianca propongono di sostituire il prelievo doganale con un tetto alla produzione. Ma il risultato finale è lo stesso: penalizzaz­ione della produzione europea. Il Paese più colpito è la Germania, poi l’olanda e quindi, al terzo posto, l’italia. La stessa Malström aveva avvertito due giorni fa: «Abbiamo offerto la disponibil­ità a una maggiore apertura dei nostri mercati, in cambio della cancellazi­one permanente dei nuovi dazi, ma ho la sensazione che non sia stato sufficient­e». La Commission­e di Bruxelles pensava di poter sistemare la questione, anche facendo leva sulla consolidat­a alleanza politica. Ora, invece, si prepara a dare il via alle contromisu­re, applicando a sua volta una tariffa del 25% su un panieri di merci, dal bourbon ai jeans Levi’s, per un controvalo­re di 3,5 miliardi di euro.

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