Corriere della Sera

Il cartesiano morbido che aggiunge, non cancella

- Di Mario Sconcerti

Come si può passare da Sarri ad Ancelotti? Direi in modo quasi automatico. Ancelotti non cancella niente, il suo mestiere è aggiungere. Non impiegherà più di una settimana a prendere in mano il Napoli, non ha un’idea fissa di calcio, è un cartesiano morbido. Il Napoli di adesso gli andrebbe benissimo, sono anni che Ancelotti gioca con il 4-3-3. Non avrebbe problemi a prendersi anche i movimenti di Sarri, gli automatism­i che sono ormai conosciuti dagli altri, ma tranquilli­zzano i giocatori. L’idea è fare meglio senza dimenticar­e. In fondo a rigor di logica non è nemmeno corretto un paragone tra Sarri e Ancelotti. Il primo ha costruito tanto stupore, l’altro ha allenato e vinto con le squadre più grandi del mondo. Credo che il buon carattere di Ancelotti lo abbia sempre fatto capire poco, lo abbia reso una figurina di ragionevol­ezza e pazienza, togliendog­li l’impeto che invece ha, la capacità di inventare calcio. Non ha l’isteria di Guardiola, la cattiveria di Mourinho, la concentraz­ione pagana di Sarri, ma sa avere intuizioni che cambiano le squadre. Pirlo regista fu un’idea sua. E non lo faceva coprire da due mediani, lo faceva giocare accanto a Seedorf, Rui Costa, Kakà, Shevchenko e Inzaghi, con Gattuso a correre per tutti. Non ha avuto paura degli schemi. È passato dal rombo di centrocamp­o, cioè senza le ali, ai 4-3-3 variabili di Real, Chelsea, Bayern, alternando sull’ala attaccanti come Ronaldo a esterni di scatto e protezione come Robben e Ribery. Il suo mestiere è allenare gli uomini, non il gioco, quello viene di conseguenz­a. Mentre per Sarri è l’unica fonte. Credo avrà più problemi Sarri con la sua nuova squadra perché avrà bisogno di tempo. Ancelotti no. L’uomo che torna quasi dieci anni dopo in Italia non ha schemi, ama un calcio del mondo. Vive in Canada, parla in inglese, ha visto tutto, è diventato cosmopolit­a e sapiente. Ha solo un limite, ha vinto tutto con i ricchi, non ha affermato nessuno. Credo che questo lo abbia convinto ad accettare il rischio di Napoli: avere un progetto solo suo. Nemmeno di Sarri.

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