Corriere della Sera

Sospetti dal M5S: Matteo? Vuole solo andare al voto

Nel M5S l’idea che le sue mosse guardino già alla campagna

- di Francesco Verderami

«Nessuna subordinat­a», dice il presidente del Consiglio incaricato. E il colloquio con il capo dello Stato finisce in quel momento, perché a Mattarella non resta che prendere atto del fatto che Conte non ha l’autonomia necessaria per mediare. Ed è la prova che dietro l’intransige­nza sul nome di Savona all’economia ci sia una precisa volontà politica dei partiti di maggioranz­a, che conduce verso le urne.

D’altronde Salvini aveva disseminat­o una serie di indizi inequivoca­bili negli ultimi giorni. Il primo risale al colloquio conclusivo con l’economista scelto per il ministero più delicato. «Se il problema è il mio ultimo libro — aveva esordito Savona — ne ho scritti altri prima. Se il problema è il carattere, lo si dice di chi ha un carattere forte. Se servo, sono disponibil­e. Se devo essere sacrificat­o sull’altare della patria, mi farò da parte. E non sarò certo io a polemizzar­e contro i partiti e tantomeno contro il presidente della Repubblica». «No professore, nessun passo indietro», era stata la risposta di Salvini: «Anche perché se è “no” per uno è “no” per tutti».

C’è poi la telefonata che il leader della Lega aveva fatto con Berlusconi tre giorni prima, e al termine della quale il Cavaliere aveva lasciato esterrefat­ti i dirigenti forzisti: «Salvini romperà, datemi retta. Invece del governo avremo il voto anticipato». Una premonizio­ne confermata l’altro ieri, durante il colloquio tra i due «alleati» a Montecitor­io. «Su questa storia di Savona tirerò dritto fino in fondo», era stato l’incipit del capo del Carroccio: «Ne uscirò anche bene. Andremo alle elezioni e le vinceremo». Berlusconi, galvanizza­to dalla possibilit­à di ricandidar­si, gli aveva risposto di essere pronto alla sfida, sebbene fosse conscio del rischio a cui andava incontro dopo aver commesso quello che oggi considera «un errore»: aver dato il via libera alla Lega per allearsi con i 5 Stelle. Al vertice forzista di giovedì sera Gianni Letta si è espresso con toni accorati, perché contrario ad un ritorno immediaran­do to alle urne «che va assolutame­nte scongiurat­o». Ma i rapporti di forza impediscon­o di arginare la manovra, se davvero Salvini ha deciso di andare «fino in fondo». E il cerchio sembra essersi chiuso ieri, dato che persino i grillini giudicano «strumental­e» l’impuntatur­a del leader leghista sul dicastero dell’economia e sospettano che si stia prepa- a una campagna elettorale tutta centrata contro l’europa e contro il Colle. Tuttavia anche M5S non appare estraneo al disegno per il modo in cui Di Maio si è subito schierato a fianco di Salvini sul «caso Savona». L’intento del blocco populista è chiaro: trasformar­e le urne in un autentico ballottagg­io, per far piazza pulita delle forze alleate e rivali. Il progetto però potrebbe avere un costo altissimo. A parte il conflitto istituzion­ale che squassereb­be i rapporti tra i partiti e il Quirinale, c’è il rischio di pregiudica­re la stabilità economica del Paese. Ecco a cosa si riferiva Mattarella ieri, parlando del «tasso di irresponsa­bilità» come di una minaccia nazionale: la gravità della situazione economica — ha detto al premier incaricato — «è chiara anche alle forze che la sostengono», dato che è stata spiegata ai leader della Lega e di M5S nell’ultimo giro di consultazi­oni. «Alle consultazi­oni Mattarella ci aveva detto che non avrebbe posto veti», replica di Salvini. «Ma il capo dello Stato non può essere sottomesso a diktat», è stata la risposta del Colle. Muro contro muro. Da una parte il capo del Carroccio che si chiede cosa osti la nomina di Savona. Dall’altra le parole pronunciat­e da uno dei più importanti collaborat­ori del presidente della Repubblica a margine di un convegno al quale ha partecipat­o nei giorni scorsi, e confidate ad uno stretto consesso di autorità: «Indubitabi­lmente si parla di un economista di fama. Il problema però è il suo senso di opportunit­à politica». Si vedrà se il braccio di ferro tra il Quirinale e le forze di maggioranz­a proseguirà, se quel «nessuna subordinat­a» con cui Conte si è presentato da Mattarella verrà superato da una mediazione in extremis. Ma non c’è dubbio che la drammatica situazione politica potrebbe avere una ricaduta sulla situazione economica. In questi giorni i messaggi che sono giunti a M5S e Lega sono stati inequivoca­bili, anche perché si parla italiano anche fuori dall’italia. A Di Maio è stato riferito che non c’è nessuna ostilità preconcett­a, ma che sui conti pubblici e sul settore bancario i patti vanno rispettati, per scongiurar­e ripercussi­oni sul debito nazionale. I segnali giungono da ogni dove. Ad una riunione del Pd sul Def, Padoan ha raccontato di aver sentito tutte le agenzie di rating per congedarsi. Il messaggio ricevuto è stato chiaro. Sono due le variabili che prenderann­o in esame: il fattore tempo e la qualità del programma di governo. In attesa di conoscere le misure economiche, hanno fissato un timing: «Non oltre i 90 giorni». Sono stati quasi consumati.

d Savona è un ottimo potenziale ministro del Tesoro e mi dispiace questa difficoltà di Mattarella a nominarlo Abbiamo avuto ministri ben meno degni Giorgia Meloni FDI

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