Corriere della Sera

Conte gioca le sue carte: adesso ho più fiducia Salirò al Quirinale con la migliore squadra

Il vertice di due ore in via Bellerio: basta passi indietro

- Di Marco Cremonesi e Marco Galluzzo

«Sono soddisfatt­o del lavoro fatto, andrò al Quirinale con la migliore squadra di governo possibile. E ci sarà Savona». A fine giornata, trascorsa interament­e a Montecitor­io, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte tira le somme, ripone l’inseparabi­le Mac Air («non posso lavorare senza»), chiama un taxi e torna a casa.

Per il secondo giorno consecutiv­o si è chiuso in una stanza che la Camera gli ha messo a disposizio­ne. Si è incollato al telefono, si è fatto portare il pranzo, ha avuto un

La giornata

Al lavoro alla Camera con lo staff che fu di Di Maio e il colloquio col presidente francese

L’occhio ai mercati

L’obiettivo è quello di definire l’esecutivo prima che domattina riaprano le Borse

colloquio con il presidente francese Macron, è stato assistito da una squadra di funzionari che lavoravano con Luigi Di Maio, quando il leader a 5 Stelle era vicepresid­ente della Camera.

«È una corsa contro il tempo», dice a chi lavora con lui, confidando di trovare una mediazione in extremis con il capo dello Stato, una sintesi che possa andare a lui come a Salvini e Di Maio. Ma ci sono paletti che restano, come quello del professore destinato all’economia, e forse anche dell’ambasciato­re Luca Giansanti, che si è dimesso dalla carriera diplomatic­a in polemica con i vertici della Farnesina, e che potrebbe diventarne il capo politico fra qualche giorno. Un altro nome sul quale sembra ci siano delle riserve del capo dello Stato, ma Conte sembra tirare dritto, accettando anche l’ipotesi di un fallimento.

Sembra infatti che le possibilit­à di uno spostament­o di Savona ad un altro ministero, diverso da quell’economia, siano tramontate. Per il tridente Conte-di Maio-salvini l’economista che in Germania vedono di cattivo occhio continua ad essere la prima e unica scelta per il Mef. Resta, di sicuro, la «corsa contro il tempo»: l’obiettivo è riuscire ad avere un governo e giurare prima dell’apertura dei mercati, domattina. Anche se rimane sul tappeto la previsione di un confronto finale con Mattarella pieno di incognite. E che ai vertici dello Stato, anche i collaborat­ori del presidente della Repubblica, non esitano a dipingere come potenzialm­ente drammatico.

Soprattutt­o per Matteo Salvini, Savona al Mef è «indiscutib­ile». Così lo definisce, così si esprimono all’unanimità i partecipan­ti al lungo brainstorm­ing leghista convocato ieri pomeriggio in via Bellerio. Oltre due ore per dire un no categorico all’ipotesi di rimettere mano alla lista dei ministri: «Questa squadra è un’idea d’italia».

Uno dei partecipan­ti spiega così lo scenario che i leghisti ritengono più probabile: «Conte andrà al Quirinale con la lista dei ministri che include Savona all’economia, Mattarella rinnoverà il suo veto e Conte scioglierà la riserva. Negativame­nte». Tra i leghisti, due scuole di pensiero: c’è chi ritiene che il governo «del presidente» che andrà a insediarsi durerà soltanto qualche mese, altri che lo vedono crescere nel sostegno parlamenta­re e dunque arrivare a longevità imprevedib­ile.

Nel summit vengono prese in consideraz­ione tutte le diverse possibilit­à. Anche che all’economia possa andare, alla fine, Giancarlo Giorgetti, come piacerebbe ai 5 Stelle: si libererebb­e, infatti, il posto di sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio. Ma l’interessat­o, una volta di più, esclude. La frase chiave di Matteo Salvini è «di passi indietro ne abbiamo fatti abbastanza». Un riferiment­o non soltanto alla sua rinuncia alla premiershi­p, ma anche alla laboriosa gestazione del governo tra i «ministri del presidente» e quelli dei 5 Stelle.

L’unanimismo che si respira nella stanza dei bottoni leghista è forse un po’ meno condiviso nel resto del partito. C’è infatti chi comincia a chiedersi il perché delle barricate su Savona: «Che peraltro, una volta diventato ministro rispondere­bbe soltanto a sé stesso».

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Il premier incaricato Giuseppe Conte, 54 anni, venerdì sera prima di rientrare a casa si è fermato a ordinare una pizza d’asporto. Stessa scelta fatta ieri a pranzo dal capo politico del M5S Luigi Di Maio, 31 anni
Con la pizza Il premier incaricato Giuseppe Conte, 54 anni, venerdì sera prima di rientrare a casa si è fermato a ordinare una pizza d’asporto. Stessa scelta fatta ieri a pranzo dal capo politico del M5S Luigi Di Maio, 31 anni
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