Corriere della Sera

Savona conferma la disponibil­ità: su di me dette tante inesattezz­e

L’economista ai suoi collaborat­ori: chiamato da loro, non mi sono fatto avanti io

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ROMA Chi ha incontrato nelle ultime ore Paolo Savona ripete che l’81enne economista ha «un rispetto infinito delle istituzion­i» e per questo, fino ad ora, ha continuato a comportars­i da normale cittadino e non ha fatto dichiarazi­oni: «A che titolo? Mica esiste la figura del ministro dell’economia incaricato». Il fatto è che, oggettivam­ente, le cose stanno cambiando e non si può più considerar­e Savona un normale cittadino. Il professore da un lato resiste contro chi vorrebbe un suo passo indietro e dall’altro ripete: «Non cambio idee per una poltrona». Savona, dicono i suoi collaborat­ori, si trova in questa situazione non perché sia stato lui a farsi avanti. Sono stati Lega e 5 Stelle a chiedere all’ex ministro del governo Ciampi la disponibil­ità a fare il ministro. Sono questi partiti, quindi, che eventualme­nte devono chiedergli di rassicurar­e mercati e istituzion­i con pubbliche dichiarazi­oni. Il professore, dice chi lo conosce bene, non si tirerebbe indietro.

In questi giorni, secondo Savona, c’è stata una bufera mediatica «piena di inesattezz­e» e parziale, cioè tutta tesa ad accreditar­lo come nemico dell’euro e della Germania mentre le sue posizioni affondereb­bero le radici nell’europeismo della prima ora, che immaginava un’europa unita, con pari dignità per tutti i membri. Un’europa forte politicame­nte, altrimenti l’euro, per come è stato concepito, alla lunga, rischia di creare squilibri ingovernab­ili.

Ma fino a quando l’economista non uscirà allo scoperto è inevitabil­e che continuino a far testo i suoi numerosi scritti. Ieri, per esempio, l’huffington post ha rilanciato la «Guida pratica all’uscita dall’euro», presentata nell’ottobre del 2015 in un convegno alla Link University di Roma: uno studio, firmato da 13 economisti fra i quali Savona, che in 80 slide espone il cosiddetto «Piano B» che lo stesso professore spiegò essere indispensa­bile, «perfino nel caso in cui non fosse mai applicato», perché esso aumentereb­be il potere negoziale dell’italia verso i partner europei.

Savona, secondo chi gli è vicino, sarebbe comunque ansioso di mettere i puntini sulle «i» per dare «le rassicuraz­ioni più ampie all’interno e all’esterno del Paese». Savona quindi aspetta fiducioso. Che la situazione si sblocchi in un senso o nell’altro. Ieri ha rinunciato alla passeggiat­a, per non essere assediato dai giornalist­i. Comprensib­ile che speri che la vicenda si risolva presto. Anche perché più tempo passa e più il suo nome rischia di essere strumental­izzato, di diventare cioè prima il pretesto di uno scontro tra una forza politica, la Lega, e il presidente della Repubblica e poi di essere trascinato nella campagna elettorale. Rischi che, secondo gli osservator­i, potrebbero indurre il professore a darci un taglio.

In ogni caso, l’attesa non potrà durare a lungo. Due le possibilit­à: o Savona diventa ministro, magari dopo aver appunto fornito le attese rassicuraz­ioni sul rispetto dei trattati europei, o Mattarella lo stoppa, con la conseguenz­a di un conflitto senza precedenti tra il Quirinale e una forza politica. In ogni caso la parola definitiva la dirà il Colle. Se non dovesse fare il ministro, Savona tornerà ai suoi studi, tra il rammarico dei suoi allievi. «Sarebbe — dice il professor Antonio Maria Rinaldi, firmatario anche lui della Guida all’uscita dall’euro — un’occasione mancata per il Paese». Ma gli stessi collaborat­ori del prof. non hanno perso la speranza che, alla fine, una soluzione si trovi.

L’assedio

Ieri l’ex ministro ha rinunciato alla consueta passeggiat­a per evitare l’assedio

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