«L’accusa al presidente? Ma ha esercitato i suoi poteri I ministri vanno condivisi»
Il costituzionalista Luciani: impeachment senza basi
ROMA Massimo Luciani, docente di diritto costituzionale alla Sapienza, come valuta lo scontro in atto?
«La situazione è molto complessa. Ma sarebbe opportuno rimuovere ogni equivoco possibile sulla legittimità dell’azione e delle scelte del presidente della Repubblica».
Di Maio e Meloni,invece, invocano l’impeachment.
«Non ci sono i presupposti per la violazione dell’articolo 90».
Perché?
«Perché il presidente Mattarella ha esercitato i suoi poteri costituzionali».
E il veto contro il ministro
dell’economia che fa paura ai mercati vi rientra?
«Sì, perché l’articolo 87 prevede atti controfirmati dal presidente del Consiglio, ma firmati dal capo dello Stato. È ovvio che debbano essere condivisi. Altra cosa è l’opportunità».
È stato inopportuno?
«Per qualcuno può esserlo stato. Ognuno è libero di valutare. Anche se le sue scelte non sono motivate da ragioni politiche ma istituzionali».
Istituzionali punto di vista? da quale
«Il presidente ha ritenuto che la scelta di un certo ministro per una posizione chiave del governo mettesse a rischio gli interessi del nostro Paese. Questa è una valutazione istituzionale».
C’è chi invece in queste ore parla di scelta antidemocratica. Fino a dove può arrivare lo scontro?
«Le posizioni del capo dello Stato possono essere oggetto di critica anche molto intensa, senza che si configuri il reato di vilipendio. Ma resta il fatto che il capo dello Stato non ha agito per antipatia personale nei confronti di una proposta di un ministro, nè per interesse personale».
In quale caso si prefigurerebbe l’alto tradimento da ipotizzare l’impeachment?
«Nel caso in cui il presidente della Repubblica si facesse egli stesso parte del gioco politico, esercitando i suoi poteri con parzialità e non nell’interesse del Paese. Cosa che sarebbe contraria al suo ruolo di rappresentante dell’unità nazionale».
Il capo dello Stato non ha agito per antipatia né per interesse personale o politico ma per motivi istituzionali
C’è chi nota che mancano i 16 giudici aggregati che, assieme ai 15 della Consulta, si pronunciano sull’impeachment.
«Mi pare un falso problema. Prima di arrivare al giudizio in Corte Costituzionale, dovrebbe essere messo in stato di accusa dalla maggioranza assoluta del Parlamento in seduta comune. Ma i presupposti non ci sono».
Molti dicono che non si può rinunciare a un ministro a causa dello spread. Cosa c’è di sbagliato?
«Nulla. Ma purtroppo la realtà oggettiva è che in un mondo globalizzato le scelte nazionali sono fatalmente condizionate dagli equilibri politici ed economici internazionali».
Non è una perdita di sovranità nazionale?
«È auspicabile una iniziativa politica che ridia agli Stati la capacità di governo delle grandi questioni economiche. Ma questo richiede una complessa strategia politica che non può essere soltanto nazionale. L’italia però ben potrebbe attivarsi per cambiare la realtà di un’unione Europea che si è dimostrata inadeguata alle sfide del presente».