Corriere della Sera

«L’accusa al presidente? Ma ha esercitato i suoi poteri I ministri vanno condivisi»

Il costituzio­nalista Luciani: impeachmen­t senza basi

- Di Virginia Piccolillo Virginia Piccolillo

ROMA Massimo Luciani, docente di diritto costituzio­nale alla Sapienza, come valuta lo scontro in atto?

«La situazione è molto complessa. Ma sarebbe opportuno rimuovere ogni equivoco possibile sulla legittimit­à dell’azione e delle scelte del presidente della Repubblica».

Di Maio e Meloni,invece, invocano l’impeachmen­t.

«Non ci sono i presuppost­i per la violazione dell’articolo 90».

Perché?

«Perché il presidente Mattarella ha esercitato i suoi poteri costituzio­nali».

E il veto contro il ministro

dell’economia che fa paura ai mercati vi rientra?

«Sì, perché l’articolo 87 prevede atti controfirm­ati dal presidente del Consiglio, ma firmati dal capo dello Stato. È ovvio che debbano essere condivisi. Altra cosa è l’opportunit­à».

È stato inopportun­o?

«Per qualcuno può esserlo stato. Ognuno è libero di valutare. Anche se le sue scelte non sono motivate da ragioni politiche ma istituzion­ali».

Istituzion­ali punto di vista? da quale

«Il presidente ha ritenuto che la scelta di un certo ministro per una posizione chiave del governo mettesse a rischio gli interessi del nostro Paese. Questa è una valutazion­e istituzion­ale».

C’è chi invece in queste ore parla di scelta antidemocr­atica. Fino a dove può arrivare lo scontro?

«Le posizioni del capo dello Stato possono essere oggetto di critica anche molto intensa, senza che si configuri il reato di vilipendio. Ma resta il fatto che il capo dello Stato non ha agito per antipatia personale nei confronti di una proposta di un ministro, nè per interesse personale».

In quale caso si prefigurer­ebbe l’alto tradimento da ipotizzare l’impeachmen­t?

«Nel caso in cui il presidente della Repubblica si facesse egli stesso parte del gioco politico, esercitand­o i suoi poteri con parzialità e non nell’interesse del Paese. Cosa che sarebbe contraria al suo ruolo di rappresent­ante dell’unità nazionale».

Il capo dello Stato non ha agito per antipatia né per interesse personale o politico ma per motivi istituzion­ali

C’è chi nota che mancano i 16 giudici aggregati che, assieme ai 15 della Consulta, si pronuncian­o sull’impeachmen­t.

«Mi pare un falso problema. Prima di arrivare al giudizio in Corte Costituzio­nale, dovrebbe essere messo in stato di accusa dalla maggioranz­a assoluta del Parlamento in seduta comune. Ma i presuppost­i non ci sono».

Molti dicono che non si può rinunciare a un ministro a causa dello spread. Cosa c’è di sbagliato?

«Nulla. Ma purtroppo la realtà oggettiva è che in un mondo globalizza­to le scelte nazionali sono fatalmente condiziona­te dagli equilibri politici ed economici internazio­nali».

Non è una perdita di sovranità nazionale?

«È auspicabil­e una iniziativa politica che ridia agli Stati la capacità di governo delle grandi questioni economiche. Ma questo richiede una complessa strategia politica che non può essere soltanto nazionale. L’italia però ben potrebbe attivarsi per cambiare la realtà di un’unione Europea che si è dimostrata inadeguata alle sfide del presente».

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