Il Pd compatto difende il Colle Martina: pronti a mobilitarci
Il primo a intervenire, ieri sera dopo la dichiarazione di Sergio Mattarella, è stato il presidente del Consiglio uscente, Paolo Gentiloni: «Nervi saldi e solidarietà al presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese».
Nel Pd pochi tifavano per il fallimento del tentativo di formare un governo M5s-lega: allontanare l’ipotesi di nuove elezioni avrebbe lasciato il tempo di provare a ricostruire. Ma, di fronte a quanto avvenuto, la linea comune è di schierarsi a fianco del Quirinale.
«Il presidente della Repubblica ha difeso il Paese, la Costituzione, l’interesse nazionale. È il garante degli italiani. Per 80 giorni Lega e M5S hanno invece portato in modo irresponsabile l’italia sull’orlo di una crisi senza precedenti», dichiara subito il segretario reggente, Maurizio Martina; aggiungendo poi che il partito è «pronto alla mobilitazione per proteggere la democrazia e le nostre istituzioni».
Concorda il presidente pd Matteo Orfini. Così come il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che denuncia da parte di Di Maio e di Salvini «un attacco senza precedenti alla Carta e al capo dello Stato. Dopo 84 giorni di un balletto indecente, M5S e Lega fanno prevalere un interesse di parte che è letteralmente eversivo». E il suo omologo alla Camera, Graziano Delrio, aggiunge: «Salvini ha dimostrato di non volersi assumere la responsabilità di governare». Tema che torna anche nelle parole di Matteo Renzi: «Di Maio e Salvini hanno preso in ostaggio l’italia da tre mesi. Dovevano governare, ma fuggono dalle responsabilità: o non sono capaci, o hanno paura».
Per Carlo Calenda il discorso del capo dello Stato «rappresenta l’italia al suo meglio». Da Lorenzo Guerini a Cesare Damiano, da Luigi Zanda a Emanuele Fiano e Valeria Fedeli, il Pd è un coro che ripete note identiche: di ringraziamenti a Mattarella «che salva il Paese, gli italiani e la Costituzione»; e di accuse a Lega e M5S per «il diktat incostituzionale sul nome di chi ha teorizzato l’uscita dall’euro» (come afferma Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione).