Roma si «dimentica» di sampietrini e buche E i corridori rallentano
Cairo: «La festa resta, ma si poteva sistemarle prima»
ROMA Che non sarebbe stata una passerella l’hanno capito subito dopo il via della sindaca Virginia Raggi ai Fori imperiali. Metro dopo metro i ciclisti si sono resi conto che potevano esserci problemi di sicurezza per tratti di strada con sampietrini sconnessi e toppe di bitume, con le quali nei giorni scorsi sono state coperte decine di buche. Poi è stato un valzer di forature, salti di catena, soste per allentare la pressione dei pneumatici ed evitare danni maggiori. A quel punto prima i malumori e poi la protesta dei corridori raccolti dalla maglia rosa e azzurra Chris Froome e dalla ciclamino Elia Viviani - sono stati inevitabili. Con l’idea del gruppo di fermarsi se la direzione gara non avesse esteso la neutralizzazione dei tempi al terzo giro su dieci, quando il regolamento lo prevede solo per l’ultima tornata.
Un colpo di scena — per i romani nemmeno tanto —, con il Campidoglio sotto accusa per non aver messo a disposizione della classica più importante del mondo con il Tour un circuito adeguato alle aspettative. «Buche e sampietrini? - replica la prima cittadina -. Sì, ma è un giorno di festa. Spiace il tentativo di trasformare tutto in una continua polemica». Sulle buche che hanno di fatto congelato il risultato finale con sette giri d’anticipo - con Froome cha ha festeggiato in corsa - interviene il presidente di Rcs Urbano Cairo, critico su quanto accaduto: «Questo Giro d’italia è stato straordinario, con alcuni eventi epocali dalla partenza a Gerusalemme all’impresa di Froome - spiega -. Resta una giornata di sport bella, però le buche potevano sistemarle. I sampietrini ci sono anche al Tour e in altre classiche, ma le buche, mi dispiace, andavano sistemate: si sapeva da un anno ed erano solo undici chilometri». E se per i giudici di gara la neutralizzazione dei tempi «è stata presa solo da un punto di vista sportivo», sono proprio