Corriere della Sera

Le diecimila foto per cercare Giulio

Migliaia di immagini recuperate nei video della metropolit­ana. Pesa il ritardo nel sequestro dei nastri

- di Giovanni Bianconi

Ipm romani sono al Cairo per raccoglier­e le ultime immagini in vita di Giulio Regeni, diecimila scatti.

Da oggi comincia la caccia all’immagine di Giulio Regeni, nella remota speranza che compaia nei resti nelle registrazi­oni delle telecamere di sorveglian­za delle 53 stazioni della metropolit­ana del Cairo. Le faticose operazioni di recupero sono terminate e stamane il pubblico ministero romano Sergio Colaiocco sarà nuovamente nella capitale egiziana per avviare la fase successiva: l’estrapolaz­ione, fra i dati sfuggiti alla «sovrascrit­tura» e rimasti nel server centrale, delle due ore decisive per la sorte del giovane ricercator­e, tra le 19 e le 21 del 25 gennaio 2016. In quello spazio di tempo Giulio salì su un vagone della linea 2 della metropolit­ana, e se ne persero le tracce fino alla comparsa del cadavere, con i segni delle torture addosso, il 3 febbraio.

I fotogrammi disponibil­i dovrebbero essere, secondo gli esperti, tra 5.000 e 10.ooo, e la società russa che ne ha curato il recupero utilizzerà un software che può ricavarne brevissimi filmati. Saranno tutte esaminate per cercare elementi utili a capire che cosa accadde a Regeni: una sua immagine, o di qualcun altro riconducib­ile a lui, o di uno dei nove agenti della National security egiziana che nella ricostruzi­one di poliziotti e carabinier­i italiani avrebbero avuto a che fare con il sequestro di Giulio.

Le possibilit­à sono pochissime, lo stesso pm Colaiocco e il procurator­e di Roma Giuseppe Pignatone ne sono consapevol­i. Ma è un tentativo, per quanto disperato, che non si poteva evitare, e per la prima volta gli inquirenti del Cairo hanno accettato di compierlo insieme a quelli italiani; «al buio», senza sapere prima che cosa si può trovare. Certo, su tutta l’operazione pesa il ritardo con cui si è proceduto al sequestro dei nastri, facendo passare il mese dopo il quale le immagini registrate non vengono più conservate intatte ma cominciano ad essere cancellate dalla «sovrascrit­tura», che avviene in maniera casuale. E pesa l’affermazio­ne fatta dalla National security che nei video — asseritame­nte analizzati subito dopo l’omicidio di Giulio — non c’era nulla di interessan­te. Ma le indagini della Procura di Roma hanno accertato le ripetute bugie dei funzionari della sicurezza egiziana, a cominciare da quando hanno negato di essersi interessat­i a Regeni, mentre indagarono sul suo conto per almeno due mesi prima del sequestro.

Ora si punta sul terno al lotto delle telecamere, e se non ne verrà fuori niente di utile si ricomincer­à dalle conclusion­i raggiunte dagli investigat­ori italiani. Il procurator­e generale del Cairo ha detto che su quel lavoro sono in corso accertamen­ti; l’italia aspetta e poi chiederà conto. Con i magistrati; con l’ambasciato­re Gianpaolo Cantini; con il presidente della Camera Roberto Fico che una settimana fa ha incontrato i genitori di Giulio e il loro avvocato, Alessandra Ballerini, «impegnando­si a «tenere alta l’attenzione per arrivare alla verità».

d C’è l’impegno a tenere alta l’attenzione per arrivare alla verità

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I genitori di Giulio, Paola Defendi e Claudio Regeni in un incontro al Salone del Libro di Torino (Lapresse)
Verità I genitori di Giulio, Paola Defendi e Claudio Regeni in un incontro al Salone del Libro di Torino (Lapresse)

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