Corriere della Sera

I post violenti sul Quirinale nel mirino della polizia Indagato Di Battista padre

Sul web immaginava l’assalto del «popolo» al Palazzo

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

ROMA Il suo post contro il presidente Sergio Mattarella pubblicato una settimana fa era stato rimosso da Facebook. Ma questo non ha impedito alla Procura di Roma di aprire un fascicolo contro Vittorio Di Battista, il padre di «Dibba». Il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati per la violazione dell’articolo 378 che punisce «le offese al prestigio e all’onore del capo dello Stato». Gli accertamen­ti sono stati affidati ai carabinier­i del Ros e già nei prossimi giorni e il padre di Alessandro, uno dei leader più amati del Movimento 5 Stelle, potrebbe essere convocato per l’interrogat­orio.

Sarà invece la polizia postale a dover svolgere verifiche su messaggi e minacce comparsi in queste ultime ore contro il Quirinale, in modo da identifica­re gli autori e far partire le denunce. Nell’elenco figura anche il poliziotto di Catania che ieri ha pubblicato un video sulla sua «pagina». È in divisa, commenta quanto accaduto nelle ultime ore e tra l’altro dice: «La sovranità decade, io non ci sto».

Dichiarata­mente «fascista», Vittorio Di Battista ha spesso utilizzato toni aggressivi per esprimere le proprie idee e il 23 maggio ha scritto pubblicato uno scritto intitolato «i dolori di mister allegria» in cui attaccava in maniera diretta Mattarella scrivendo: «È il papà di tutti noi. È quello che si preoccupa di varare un governo. È quello che ha avallato la legge elettorale che impedisce di varare un governo. Poveretto, quanto lo capisco». Un lungo post nel quale alzava poi il livello affermando: «Lo capisco e per questo, mi permetto di dargli un consiglio, un consiglio a costo zero. Vada a rileggere le vicende della Bastiglia, ma quelle successive alla presa. Quando il Popolo di Parigi assaltò e distrusse quel gran palazzone, simbolo della perfidia del potere, rimasero gli enormi cumuli di macerie che, vendute successiva­men- te, arricchiro­no un mastro di provincia. Ecco, il Quirinale è più di una Bastiglia, ha quadri, arazzi, tappeti e statue. Se il popolo incazzato dovesse assaltarlo, altro che mattoni. Arricchire­bbe di democrazia questo povero Paese e ridarebbe fiato alle finanze stremate. Forza, mister Allegria, fai il tuo dovere e non avrai seccature».

Quando Facebook aveva deciso di censurarlo, lo stesso Di Battista si era lamentato con un ulteriore post e anche di questo dovrà adesso rispondere ai magistrati.

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