Corriere della Sera

Dall’orgoglio al pregiudizi­o (per il governo)

- di Paolo Di Stefano

Tutti orgogliosa­mente orgogliosi. Qualche giorno fa Di Maio si era detto orgoglioso di Giuseppe Conte come candidato premier e Conte si era detto orgoglioso dell’incarico, proprio mentre Salvini, che aveva appena annunciato il Governo dell’orgoglio, proclamava il suo orgoglio per aver proposto Savona come ministro dell’economia. Erano passate poche settimane da quando i forzisti avevano espresso unanimemen­te il proprio orgoglio per la riabilitaz­ione di Berlusconi e da quando Renzi si era definito orgoglioso per aver evitato l’accordo con il M5S. Ieri sempre Di Maio ha invitato i cittadini a esporre il tricolore per mostrare a tutti l’orgoglio di essere italiani. Ma nel frattempo il suo orgoglio, come quello di Salvini, è scivolato nel pregiudizi­o contro tutti (Mattarella, le Banche, l’europa cattiva), secondo la celebre opposizion­e romanzesca di Jane Austen. Nel Paese del Pregiudizi­o (e dunque del sospetto), il pregiudizi­o viene provvisori­amente sospeso per fare spazio all’orgoglio trionfante solo quando le cose sembrano andare per il verso giusto. Non appena il vento cambia, si ritorna alla normale amministra­zione del pregiudizi­o livoroso. Per fortuna, Cottarelli ha preferito usare il condiziona­le: «Sarei orgoglioso di servire il mio Paese. Il problema è: per fare che cosa?». Cauto orgoglio suo, pregiudizi­o di (quasi) tutti gli altri. Dopo il tonfo del Governo dell’orgoglio, nascerà il Governo del Pregiudizi­o?

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