Dall’orgoglio al pregiudizio (per il governo)
Tutti orgogliosamente orgogliosi. Qualche giorno fa Di Maio si era detto orgoglioso di Giuseppe Conte come candidato premier e Conte si era detto orgoglioso dell’incarico, proprio mentre Salvini, che aveva appena annunciato il Governo dell’orgoglio, proclamava il suo orgoglio per aver proposto Savona come ministro dell’economia. Erano passate poche settimane da quando i forzisti avevano espresso unanimemente il proprio orgoglio per la riabilitazione di Berlusconi e da quando Renzi si era definito orgoglioso per aver evitato l’accordo con il M5S. Ieri sempre Di Maio ha invitato i cittadini a esporre il tricolore per mostrare a tutti l’orgoglio di essere italiani. Ma nel frattempo il suo orgoglio, come quello di Salvini, è scivolato nel pregiudizio contro tutti (Mattarella, le Banche, l’europa cattiva), secondo la celebre opposizione romanzesca di Jane Austen. Nel Paese del Pregiudizio (e dunque del sospetto), il pregiudizio viene provvisoriamente sospeso per fare spazio all’orgoglio trionfante solo quando le cose sembrano andare per il verso giusto. Non appena il vento cambia, si ritorna alla normale amministrazione del pregiudizio livoroso. Per fortuna, Cottarelli ha preferito usare il condizionale: «Sarei orgoglioso di servire il mio Paese. Il problema è: per fare che cosa?». Cauto orgoglio suo, pregiudizio di (quasi) tutti gli altri. Dopo il tonfo del Governo dell’orgoglio, nascerà il Governo del Pregiudizio?
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