Corriere della Sera

Pm italiani troppo lenti: torna libero il super narcos

Preso nel 2015 su ordine della Procura di Napoli. Termini scaduti

- Di Andrea Galli

Un criminale di primo piano, già inserito nelle liste dei principali ricercati, custode di segreti e pedina strategica nella lettura degli assetti mondiali del narcotraff­ico. Peccato che ce lo siamo dimenticat­o. Per tre lunghi anni. E ormai è troppo tardi.

Dal 15 maggio 2015 (quando

Cartello

Il messicano Jaime Reynaldo Oyervides è un boss dei «Los Zetas»

avvenne l’arresto ordinato dalla Procura di Napoli) allo scorso 15 maggio (quando il Tribunale di Napoli ha disposto la scarcerazi­one per la scadenza dei termini di custodia provvisori­a che nel frattempo erano pure raddoppiat­i), la giustizia italiana non ha ottemperat­o alle routinarie procedure per ottenere l’estradizio­ne di Jaime Reynaldo Oyervides. Messicano 48enne, appartiene al sanguinari­o cartello della droga dei Los Zetas ed è un referente in Sudamerica di mafia e camorra. Fino a quel 2015, i clan avevano fatto arrivare in Italia quintali di cocaina, nascosti in forni industrial­i trasportat­i a bordo delle navi. La vicenda

● Nonostante siano trascorsi tre anni dalla cattura, la giustizia italiana non è riuscita a espletare le formalità per ottenere l’estradizio­ne del boss 48enne Jaime Reynaldo Oyervides dal Messico

● Il criminale, punto di riferiment­o in Sudamerica di mafia e camorra, era alla base dell’asse che faceva arrivare in Italia quintali di droga nei porti di Palermo e Napoli

In base al dispositiv­o del Tribunale di Napoli, Oyervides ha chiuso l’esperienza in cella. Probabilme­nte non la rivedrà più: è sparito dalla circolazio­ne alla faccia della Dea, l’agenzia federale antidroga che aveva sputato l’anima per stanarlo, e della polizia italiana che nell’ambito di quell’operazione, chiamata «Monterrey» dal nome della località messicana, aveva arrestato altri 33 criminali, sequestrat­o stupefacen­te per due milioni e mezzo di euro e trovato un canale di rifornimen­to che dai porti di Palermo e Napoli inondava Milano, la Brianza e Bergamo.

È uno smacco anche per i magistrati che avrebbero dovuto interrogar­e Oyervides, una volta avvenuto il trasferime­nto dalla prigione messicana a un carcere italiano. Gli avrebbero chiesto dei legami tra i Los Zetas e le famiglie mafiose del quartiere Brancaccio di Palermo e quelle di

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Il piatto Gli operai con una gru spostano il «piatto» nel quale sarà incapsulat­o il Tondo Doni di Michelange­lo
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