Pm italiani troppo lenti: torna libero il super narcos
Preso nel 2015 su ordine della Procura di Napoli. Termini scaduti
Un criminale di primo piano, già inserito nelle liste dei principali ricercati, custode di segreti e pedina strategica nella lettura degli assetti mondiali del narcotraffico. Peccato che ce lo siamo dimenticato. Per tre lunghi anni. E ormai è troppo tardi.
Dal 15 maggio 2015 (quando
Cartello
Il messicano Jaime Reynaldo Oyervides è un boss dei «Los Zetas»
avvenne l’arresto ordinato dalla Procura di Napoli) allo scorso 15 maggio (quando il Tribunale di Napoli ha disposto la scarcerazione per la scadenza dei termini di custodia provvisoria che nel frattempo erano pure raddoppiati), la giustizia italiana non ha ottemperato alle routinarie procedure per ottenere l’estradizione di Jaime Reynaldo Oyervides. Messicano 48enne, appartiene al sanguinario cartello della droga dei Los Zetas ed è un referente in Sudamerica di mafia e camorra. Fino a quel 2015, i clan avevano fatto arrivare in Italia quintali di cocaina, nascosti in forni industriali trasportati a bordo delle navi. La vicenda
● Nonostante siano trascorsi tre anni dalla cattura, la giustizia italiana non è riuscita a espletare le formalità per ottenere l’estradizione del boss 48enne Jaime Reynaldo Oyervides dal Messico
● Il criminale, punto di riferimento in Sudamerica di mafia e camorra, era alla base dell’asse che faceva arrivare in Italia quintali di droga nei porti di Palermo e Napoli
In base al dispositivo del Tribunale di Napoli, Oyervides ha chiuso l’esperienza in cella. Probabilmente non la rivedrà più: è sparito dalla circolazione alla faccia della Dea, l’agenzia federale antidroga che aveva sputato l’anima per stanarlo, e della polizia italiana che nell’ambito di quell’operazione, chiamata «Monterrey» dal nome della località messicana, aveva arrestato altri 33 criminali, sequestrato stupefacente per due milioni e mezzo di euro e trovato un canale di rifornimento che dai porti di Palermo e Napoli inondava Milano, la Brianza e Bergamo.
È uno smacco anche per i magistrati che avrebbero dovuto interrogare Oyervides, una volta avvenuto il trasferimento dalla prigione messicana a un carcere italiano. Gli avrebbero chiesto dei legami tra i Los Zetas e le famiglie mafiose del quartiere Brancaccio di Palermo e quelle di