Corriere della Sera

La difesa di Scaroni: «Gli atti dell’accusa dimostrano la sua estraneità»

- di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Se la Procura il 26 febbraio aveva chiesto di condannare a 6 anni e 4 mesi l’ex amministra­tore delegato di Eni Paolo Scaroni per «corruzione internazio­nale» in Algeria per appalti Saipem, l’arringa del difensore Enrico De Castiglion­i (con la collega Alessandra Zanchi) ieri prospetta invece al Tribunale che proprio negli atti siano rintraccia­bili «elementi univoci» in grado di «travolgere la tesi dell’accusa» e fornire «prove di segno opposto»: a detta dei legali dimostrand­o in particolar­e che Scaroni, quando incontrò Farid Bedjaoui (consulente remunerato da Saipem con 198 milioni di «consulenze» ma anche uomo di fiducia dell’allora ministro algerino dell’energia Chekib Khelil), non ebbe a tessere «alcuna intesa corruttiva». Alla data dei primi due incontri (1 novembre 2007 a Parigi e 13 marzo 2008 a Milano), l’avvocato sostiene che Eni non aveva ancora «alcun interesse» ad acquisire la società Fcp: cosa che la difesa ritiene dimostrata anche da una mail a Scaroni di Claudio Descalzi (oggi subentrato­gli e allora responsabi­le della divisione Esplorazio­ne). In quei due incontri, quindi, per la difesa «non ci fu alcuna intesa corruttiva, perché il tema dell’acquisizio­ne era ancora lontano e non immaginabi­le». Solo l’1 settembre 2008 Eni fece l’offerta per acquisire Fcp, in porto tra settembre e novembre 2008, «mentre il terzo incontro — insiste la difesa — avvenne il 20 dicembre 2008 a Parigi, quando già il ministro algerino

L’operazione «Gli incontri ci furono, ma in un momento in cui Eni non aveva interesse a quella gara in Algeria»

aveva dato il suo consenso». Il legale ha poi rimarcato come «non fosse solo Eni a partecipar­e a quella gara: c’erano anche altre società che, se avessero offerto un centesimo di più, avrebbero vinto». Sulle anomalie dei pagamenti Saipem di 198 milioni di «consulenze» a Bedjaoui, la difesa di Scaroni ha argomentat­o la non consapevol­ezza del manager Eni, specie nei peculiari rapporti interni tra Eni e una sua controllat­a molto particolar­e (perché cliente anche di concorrent­i stranieri di Eni) quale Saipem.

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