Corriere della Sera

Stipendi, tenuta del potere d’acquisto Ma il divario uomo-donna non cala

Impiegati, retribuzio­ne 2017 a 31 mila euro. Agli operai 26.600, ai quadri 60 mila

- Marco Sabella

Nel corso del 2017 è aumentata la componente variabile, legata al risultato, degli stipendi dei lavoratori italiani mentre permane un significat­ivo divario di genere, soprattutt­o tra i dirigenti, mentre si registra un relativo migliorame­nto tra quadri e operai. Anche l’anzianità anagrafica e profession­ale incide.in generale quarant’anni sono l’età spartiacqu­e oltre la quale si guadagna più della media della categoria di appartenen­za, mentre i dirigenti debbono aspettare i cinquanta per poter contare su di una retribuzio­ne superiore alla media del propri colleghi. Sono questi alcuni dei risultati di maggior rilievo del 25esimo rapporto sugli stipendi realizzato da OD&M Consulting — una società che fa capo a Gi Group e specializz­ata in Human Resource Consulting. La ricerca ha l’obiettivo di monitorare il «valore di mercato» delle profession­i per capire quanto il mercato stesso è disposto a pagare pur di aggiudicar­si chi detiene un determinat­o «saper fare». Il campo di indagine riguarda tutti i dipendenti del settore imprese (grandi, medie e piccole), esclude quindi la Pubblica amministra­zione, e fa riferiment­o a un universo di circa 15 milioni di lavoratori. Ecco i principali trend che si sono osservati nel 2017 a cominciare dal valore assoluto degli stipendi percepiti dai lavoratori. Lo scorso anno la retribuzio­ne media dei dirigenti è risultata di poco inferiore ai 130 mila euro (129.544), mentre quella dei «quadri» ha superato i 60 mila euro (60.500). Nel caso degli impiegati lo stipendio medio è andato di poco oltre i 31 mila euro e per gli operai si è fermato a 26.668 euro. C’è poi la dimensione delle variabili legate al risultato, che assume un rilievo crescente. Nel caso dei dirigenti la quota variabile dello stipendio incide di più (17%), mentre per i quadri scende all’11%, passando al 9% per gli impiegati e al 6% per gli operai.

Un dato confortant­e è la sostanzial­e «tenuta» nel corso del 2017 del potere d’acquisto degli stipendi, che in qualche caso (quadri) hanno registrato un incremento superiore all’andamento del costo della vita, che lo scorso anno è stato pari all’1,2% per la media dei prodotti e dell’1,8% per i prodotti ad altra frequenza di acquisto. Nel dettaglio l’aumento è stato dell’1,3% per i dirigenti, del 2,7% per i quadri, dello 0,9% per gli impiegati e dell’1,2% per gli operai. Rimane invece il divario retributiv­o di genere. La ricerca evidenzia un ampliament­o tra uomini e donne dirigenti, una riduzione nei quadri e operai e una stabilità tra gli impiegati.

Ecco i numeri: il divario ha toccato nel 2017 l’11,8% della retribuzio­ne per i dirigenti (in aumento dal 9,3% del 2016), una discesa al 6,2% per i quadri (dal 10%), una sostanzial­e stabilità al 12,6% per gli impiegati (dal 12,8%) e un migliorame­nto al 7,4% per gli operai (dal 10,9%). Quanto pesa, infine, l’anzianità anagrafica e profession­ale sulla crescita dello stipendio? Nel caso dei dirigenti lo «scatto» reddituale si realizza nella fascia di età compresa tra i 51 e i 60 anni, quando la retribuzio­ne sale in media a poco più di 140 mila euro rispetto al valore medio generale di 129 mila. Per i quadri lo «scatto» di stipendio medio nel passaggio dai 40 alla fascia d’età superiore si limita in valore assoluto a poco più di 1.000 euro. Che salgono a oltre 3 mila per gli impiegati e a poco più di 800 euro per gli operai.

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