VIBRAZIONI FISICHE
L’INFORMAZIONE È CAMBIATA OGGI IL COMPITO DEI GIORNALI È EMOZIONARE CON LA VERITÀ
Sapete, questa è una città strana.
Non ne troverete di simili in un Paese lungo e frastagliato, diviso tra coste e monti, che pure è un paese giovane e antichissimo, quindi portatore di forzate diversità. Nonostante ogni regione, ogni luogo rivendichi giustamente caratteristiche uniche, questa è ancora una città strana, diversa da tutte, sfuggente a ogni paragone o classifica.
I motivi di questa distanza dai canoni affondano le radici in una formazione sedimentaria e casuale, in dominazioni e in passaggi di dogana, in miseria e in nobiltà; ma c’è troppo da indagare e troppo da ricostruire, troppe disgrazie e troppe vittorie per immaginare soltanto di ritrovare il filo rosso di un’identità assurdamente complessa e felicemente incoerente. Impossibile comprendere l’incomprensibile, impossibile rendere omogeneo quello che per natura è incongruente eppure convive sullo stesso ristretto territorio.
Che si può fare, allora, per cercare se non altro di capire in che direzione si muove la città? Per determinare la forza di trazione di ogni singola energia, il senso di marcia e la capacità di influenzare un universo in perenne ribollire, la potenza di un punto di vista in mezzo a tutti gli altri? È come voler identificare l’incidenza di un solo strumento in mezzo a una sinfonia, e scegliersi un luogo fisico dove farlo suonare una volta tirato fuori il suo spartito, una volta concessagli la possibilità di dire la sua da solo, senza lottare per non essere soffocato.
È questo, proprio questo l’ambizioso, assurdo e perfettamente riuscito obiettivo realizzato da Casacorriere nelle sue due prime edizioni, alle porte di una terza che promette un ulteriore passo avanti. Cambiando luogo e portando il popolo della città a vedere spazi e arte e immagini che ha visto poco o niente, che dimentica di fronte al degrado, che seppellisce sotto la mortificazione di una perenne corsa per la sopravvivenza. Un luogo e una forza, un’istanza di cui discutere. Spesso lontani l’uno dall’altra, l’industria in una biblioteca, il mercato dell’arte su una terrazza sul mare, la moda in un chiostro. Per raccontare quello che siamo e quello che eravamo, da dove siamo partiti per arrivare nel presente.
Un giornale normalmente racconta quello che succede. Al limite, e non da molto, fornisce un’interpretazione dei fatti, ma soprattutto guarda al futuro di breve termine, cercando di comprendere quello che potrebbe accadere domani. In questo luogo sudamericano per fantasia e sentimento il Corriere del Mezzogiorno ha avuto l’intuizione che questo
d Portare il popolo a vedere arte e spazi che vede poco e che dimentica di fronte al degrado
atteggiamento è insufficiente. Che il passato è vivo e vegeto, e ricorre e influenza. Che solo attraverso la storia, recente e remota, il racconto di una città può essere comprensibile alla città stessa.
I due anni di appuntamenti, e il terzo che sta per iniziare, costituiscono un innovativo upgrade del ruolo di un organo di comunicazione all’interno del territorio in cui opera. Un ispessimento, una maggiore profondità nell’interpretazione della comunità di cui costituisce uno dei battiti. E paradossalmente lo fa tornando indietro, attraverso uno strumento che sembrava largamente superato dalle nuove bulimiche modalità di somministrazione di informazioni.
Ci sono i siti, le news 24, le notifiche sui display, i dibattiti televisivi a singhiozzo, le mezz’ore e i TG senza fine; ai giornali si arriva che si sa già tutto, i social hanno anche azzerato il bisogno dei necrologi e degli spettacoli in programmazione. E allora il Corriere inverte la tendenza, e riscopre il valore insostituibile di quello che lo schermo non ti può dare: la vibrazione fisica. Il suono di un sassofono e di un pianoforte, per accompagnare le immagini. Le voci, attori e magistrati, cantanti e musicisti, imprenditori e politici. Ma dal vivo, con dentro la rabbia e il sorriso, la malinconia e la speranza, il ricordo e l’amore. Chi scrive c’era, e ha visto piangere e ridere e arrabbiarsi e gioire migliaia di volti, perché una cosa è leggere di sfuggita, schiacciati da un tempo e da uno spazio che si restringono continuamente, e un’altra è sedersi al cospetto di una corrente d’aria e farsi investire da un’emozione.
Tante passioni, da condividere fisicamente. Questo è stato, questo è Casacorriere. Che sta finalmente per ricominciare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA