Serve trovare una via di uscita dalle nostre bolle del web
«Aborigeno, ma io e te che se dovemo dì?» sosteneva Corrado Guzzanti qualche anno fa in un famosissimo sketch sulle potenzialità di Internet. Il comico romano ammoniva a dare attenzione non solo all’importanza della costruzione di Reti online aperte, ma soprattutto al contenuto della comunicazione, che è il vero punto determinante di una conversazione. In realtà, qualsiasi cosa avessimo da dirci, in questi anni ciascuno di noi ha parlato davvero poco con gli aborigeni degli antipodi, e molto di più con gli indigeni delle nostre comunità online, o forse sarebbe meglio dire tribù. Da una parte gli algoritmi da cui dipendono i motori di ricerca e i social network, lavorando sui nostri dati (le ricerche, i mi piace, le interazioni, il modo in cui consumiamo le informazioni), hanno costruito per ciascuno di noi una comfort zone, una bolla-filtro come la chiama Eli Pariser, dove c’è tutto quello che ci interessa di più o che è più vicino al profilo settato dagli algoritmi. Dall’altra l’omofilia, cioè la tendenza degli individui ad associarsi con chi è simile e ha una visione del mondo sostanzialmente analoga, ha un effetto tutt’altro che innocuo anche sulla Rete. Secondo Cass Sunstein, infatti, le persone si trovano volontariamente rinchiuse in nicchie virtuali costituite da simili che sostengono e condividono opinioni affini se non identiche. L’effetto di queste dinamiche è innanzitutto la disinformazia, cioè la distorsione informativa di un ecosistema digitale in cui noi siamo allo stesso tempo consumatori e produttori di contenuti e dati che favoriscono la polarizzazione, il clickbaiting (i contenuti web che fanno da esca per i click), e soprattutto il pregiudizio di conferma, cioè quel meccanismo per cui cerchiamo unicamente le informazioni che rafforzano e confermano i nostri pre-giudizi e rifiutiamo tutto ciò che li confuta. Insomma ben lontani dal dialogare con un aborigeno, ci siamo ritrovati rinchiusi nelle stanze delle nostre false certezze. E dovremmo cercare in fretta una via d’uscita.
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