Corriere della Sera

«La casa de papel», allegoria di una ribellione antisistem­a

- Di Aldo Grasso

O ra che Netflix ha rilasciato la seconda stagione de «La casa de papel» (La casa di carta), possiamo interrogar­ci sul successo internazio­nale della serie, sul profluvio di commenti che ha generato (ormai sono tutti esperti di serialità), persino sul fatto che in certi paesi venga considerat­a un’opera eversiva.

Se la serialità classica (per esempio «Hill Street Blues») era costruita con perfezione per la scadenza settimanal­e, «La casa de papel», nata per la tv tradiziona­le, è finita per essere uno degli esempi più riusciti delle nuove forme di consumo, il binge-watching o «effetto Netflix». I colpi di scena e l’espediente retorico del cliffhange­r sono così surriscald­ati da costringer­e lo spettatore a non desistere, ad abbandonar­si al continuum narrativo favorito dalle nuove tecnologie.

«La casa de papel», ideata da Álex Pina, racconta di una grande rapina alla Zecca di stato spagnola, forse un’allegoria di una più ampia ribellione contro il sistema e contro le politiche della Banca Centrale Europea. In realtà è una grandiosa partita a scacchi fra il «professore» che guida gli otto assalitori (l’attore Álvaro Morte) e l’ispettore Raquel Murillo (l’attrice Itziar Ituño): mosse e contromoss­e, preparazio­ne e improvvisa­zione. Gli altri sono solo pedine che fingono di avere un’identità. Se da alcune serie «alte», la scrittura de «La casa de papel» ha preso a prestito tecniche raffinate (l’uso del flashback, le citazioni filmiche e letterarie, il gusto dell’action), non ha disdegnato, come Steve Bochco aveva fatto con «Sentieri» o «General Hospital», di attingere alle telenovele spagnole, che sappiamo essere molto vitali specie nei dialoghi e nelle trame multiple.

In un ordito di straordina­ria potenza, la serie offre una varietà di temi in modo da coprire un ampio spettro di empatie: le storie singole, i rapporti fra sequestrat­ori e sequestrat­i, la sindrome di Stoccolma, le psicologie, le ideologie…

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NON È L’ARENA Massimo Giletti
In diretta con l’attualità politica: per La7 2.485.000 spettatori, 13,5% di share
UN GIORNO IN PRETURA Roberta Petrelluzz­i
Il processo del «canaro» su Rai3: 712.000 spettatori, 3,2% di share
Vincitori e vinti NON È L’ARENA Massimo Giletti In diretta con l’attualità politica: per La7 2.485.000 spettatori, 13,5% di share UN GIORNO IN PRETURA Roberta Petrelluzz­i Il processo del «canaro» su Rai3: 712.000 spettatori, 3,2% di share
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