La rimozione del marito
Oggi non scriverò di politica per non fare salire ulteriormente lo spread. Scriverò di Angela che si sveglia dal coma e incrocia lo sguardo di Jeff. Lo scambia per un dottore e gli chiede di chiamare suo marito, ma lui le risponde: «Cara, sono io tuo marito». L’impatto con un Suv le ha prosciugato la memoria degli ultimi tredici anni. Di quell’uomo premuroso e gentile con cui vive a New York non ricorda neanche il nome. Qualche romantico crederà che la vita si sia ispirata al cinema («La memoria del cuore»). Qualche cinico penserà a un trucco per sfilarsi da un matrimonio sbagliato, o per mettere alla prova quello giusto. Ma l’innocenza emotiva di Angela è confermata dagli esami clinici. Non sa veramente più nulla di quanto è accaduto intorno a lei: la fortunata condizione in cui molti lettori vorrebbero trovarsi stamattina.
E qui entra in campo Jeff. Mettiamoci nei suoi panni. Ama una donna che prima ha temuto di perdere e adesso teme di avere perso davvero. Tutto ciò che gli resta è il suo sentimento per lei e la volontà di riconquistarla. Ci impiega cinque anni, eroico. Tanto ne occorre perché lei capisca che lui è l’uomo che avrebbe voluto incontrare, anche se non lo avesse già incontrato. A giugno i ripromessi sposi convoleranno a nuove nozze. Istruzioni per eventuali Jeff leghisti e grillini: quando una donna di nome Angela fa finta di non conoscervi, va conquistata non con minacce di abbandono, ma con gesti concreti.