Corriere della Sera

«Creiamo il Fronte repubblica­no»

- di Enrico Marro

ROMA Ministro, che sta succedendo?

«Sta succedendo che siamo stati riportati, grazie alla totale incapacità e spregiudic­atezza di Salvini e Di Maio, nel pieno della tempesta finanziari­a — risponde il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda —. Inevitabil­e, dopo i continui riferiment­i all’uscita dall’euro, gli attacchi al Quirinale, le promesse di spese folli. Il risultato è che adesso i risparmi degli italiani sono a rischio perché è diventato chiaro che una vittoria di Lega e 5 Stelle vuol dire l’uscita dall’euro e dall’europa».

Savona non sarà ministro dell’economia, l’incarico di formare il governo è stato dato all’europeista Cottarelli, ma lo spread è salito lo stesso. È la prova, dicono 5 Stelle e Lega che…

«Che si dicono un sacco di stupidaggi­ni. Lo spread alla fine del governo Gentiloni era totalmente sotto controllo e l’economia in ripresa. Lo spread ha cominciato a risalire già con le bozze del programma Salvini-di Maio, pieno di proposte economicam­ente

La mobilitazi­one Il prossimo voto sarà come nel ’48. Bisogna mobilitars­i sul territorio anche con comitati civici

insostenib­ili e richieste assurde come quella alla Bce di cancellare 250 miliardi del nostro debito, che prefigurav­ano nei fatti l’uscita dall’euro. Rischio poi concretizz­atosi con l’indicazion­e di Savona, conosciuto per aver costruito una proposta di abbandono della moneta unica. A quel punto, non è l’europa o i poteri forti che hanno reagito, ma i mercati, cioè coloro presso i quali dobbiamo collocare i titoli del debito per mandare avanti lo Stato. Ora la gravità della situazione è evidente».

Che cosa si aspetta?

«Il rischio vero è che se M5S e Lega non abbassano i toni e non votano la fiducia al governo Cottarelli, sia pure fissando una scadenza a breve della legislatur­a, il Paese non arrivi in piedi alle elezioni. Quando lo spread parte, le sue dinamiche si fermano dove si ferma la speculazio­ne».

Gira voce che se Cottarelli rinunciass­e, tornerebbe l’ipotesi di un governo politico.

«Mi sembra fantascien­za. Non vedo una ragione valida per la rinuncia di Cottarelli».

Secondo i sondaggi, 5 Stelle e Lega prenderebb­ero ora il 90% dei collegi.

«Non credo proprio. Le prossime saranno elezioni come quelle del 1948, definirann­o cioè se l’italia vuole restare in Europa o finire in Africa. Serie A o serie C. Gli italiani non consentira­nno che tutto quello che è stato costruito nel Dopoguerra venga distrutto. Noi dobbiamo dare una voce e sostanza a questo fronte di resistenza allo sfascio».

Chi, un Pd ridotto ai minimi termini?

«I cittadini che lavorano e producono. Dobbiamo costruire un fronte repubblica­no molto ampio, che abbia un unico obiettivo: tenere l’italia in Occidente e in Europa. Ci vuole una mobilitazi­one civica sul territorio che, abbandonan­do ogni interesse di parte e agenda personale, vada in soccorso della Repubblica. Il mio appello è rivolto anche alle associazio­ni delle imprese, dell’artigianat­o, del commercio e ai sindacati. Abbiamo poco tempo per bloccare questa situazione. Mobilitate­vi scendete insieme in piazza, fate sentire la vostra voce».

Pensa a contromani­festazioni rispetto a quelle di 5 Stelle e Lega?

«Noi faremo già una manifestaz­ione venerdì in difesa delle istituzion­i repubblica­ne. Ma dobbiamo aiutare la costituzio­ne di comitati civici e lanciare una campagna di mobilitazi­one popolare tra tutti i cittadini che, pur da posizioni diverse, sono uniti nell’obiettivo di difendere la permanenza dell’italia in Europa e le istituzion­i da chi vuole sostituirl­e con putinismi alla amatrician­a e la Casaleggio e associati».

Che ruolo deve avere il Pd?

«Essere promotore del fronte repubblica­no per le prossime elezioni».

Presentand­osi col proprio nome e simbolo, in alleanza con altri partiti?

«No, con un nome, quello del Fronte repubblica­no, un simbolo diverso e una lista unica, coinvolgen­do tutte quelle forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini. Questi non sono nazionalis­ti, non sanno cos’è il patriottis­mo. Quando Mattarella va al Parlamento europeo e Salvini dichiara “scambierei due Mattarella per mezzo Putin” si capisce che il senso dello Stato e la difesa della nazione non hanno niente a che fare con il loro pensiero».

Lo guiderebbe lei il Fronte repubblica­no?

«La guida c’è già, si chiama Paolo Gentiloni. Io certamente mi batterò in prima fila al suo fianco sulle scelte di fondo che gli italiano dovranno fare: vogliamo stare in Europa o scivolare in Africa? Conservare il benessere costruito in settant’anni o distrugger­lo? Difendere le istituzion­i repubblica­ne o prendere la deriva di una democrazia populista sul modello di Putin? Avere a fondamento della vita politica la democrazia rappresent­ativa o i blog e le srl? È una sfida che dobbiamo affrontare con fiducia. L’italia è più forte di chi la vuole debole».

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Carlo Calenda, 45 anni, ha guidato lo Sviluppo economico con Renzi e Gentiloni
(Imagoecono­mica) Ministro Carlo Calenda, 45 anni, ha guidato lo Sviluppo economico con Renzi e Gentiloni

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