Corriere della Sera

Grillo placa il M5S E l’impeachmen­t viene accantonat­o

La nuova fase di Di Maio che ritira l’accusa Il fondatore: stiamo calmi, è solo la politica

- Alessandro Trocino

La deputata 5 Stelle ride: «Ma va, quale impeachmen­t? Manca la giunta per le autorizzaz­ioni. Mancano i giudici aggregati della Consulta. Manca tutto, non si può fare, è impossibil­e». Una procession­e di parlamenta­ri conferma quel che Luigi Di Maio sarà costretto a confermare a sera, nel comizio di Napoli. E cioè che l’impeachmen­t, la richiesta di messa in stato di accusa di Mattarella, non si farà. Perché? Ecco le ragioni ufficiali: «Prendo atto che Salvini non lo vuole fare e ne risponderà lui come cuor di leone. Purtroppo non è più sul tavolo perché Salvini non lo vuole fare e ci vuole la maggioranz­a».

Una sterzata improvvisa, l’ennesima. E questa volta su un tema decisament­e sensibile, visto che riguarda il capo dello Stato e l’accusa più grave che gli si possa fare, alto tradimento e attentato alla Costituzio­ne. Una marcia indietro che si può ricollegar­e all’improvvisa riapertura dei giochi per la formazione di un governo. Anche perché Di Maio poi aggiunge l’improvvisa «disponibil­ità a collaborar­e con il presidente della Repubblica». La collaboraz­ione con il «golpista», come ancora ieri lo chiamavano diversi parlamenta­ri 5 Stelle, è una piroetta, forse non l’ultima, che nasce però anche da una serie di segnali interni. Ai piani alti è stato notato come i 5 Stelle stessero diventando la forza più estremista dell’arco parlamenta­re, scavalcand­o Salvini. Il quale, snobbando l’impeachmen­t, assumeva invece la posa di leader responsabi­le e attento alle istituzion­i.

A dare il segnale decisivo, ci pensa poi Beppe Grillo. Con un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano nel quale, con i soliti toni sarcastici, invita tutti ad abbassare i toni. E dice: «L’establishm­ent è riuscito a bloccarci? Ok, fa parte del gioco! Non siamo certo affetti dalla sindrome dell’adolescent­e ribelle che spera che, alla fine, il padre gli dia ragione». Che «l’adolescent­e ribelle» sia Di Maio? Comunque sia, Grillo dice «calma e gesso»: è la politica. E anche sul Quirinale frena, ben prima di Di Maio: «Mattarella ha intortato le cose oppure ha fatto lo sgambetto alla democrazia? Lo vedremo».

Comunque sia, restano gli annunci di mobilitazi­one, gli inviti a comprare il tricolore, la manifestaz­ione indetta il 2 giugno. In questa continua oscillazio­ne tra inviti alla ribellione contro il «colpo di Stato» e improvvisi ammorbidim­ento dei toni, l’imbarazzo e il disorienta­mento delle truppe è palese. La summa del doppio registro dei 5 Stelle sta nell’atteggiame­nto della vicepresid­ente della Camera, Maria Elena Spadoni, evidenteme­nte avvertita del cambio di registro in corso: «Io andrò a tutte e due manifestaz­ioni. La mattina a quella ufficiale del 2 giugno. Il pomeriggio a quella di protesta. Ma non mi imbarazza perché non è una protesta contro il presidente Mattarella». Ah no? «No, è solo per chiedere spiegazion­i». E mentre si incita la folla, si pensa a corrodere dall’interno il «sistema». Facendo partire le commission­i e lavorando con i leghisti per incassare consensi sui temi bandiera. In attesa di capire se si andrà al voto o al governo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy