I paletti del Governatore Visco «Il nostro destino legato all’ue»
Ieri le considerazioni: indebitamento dello Stato, non ci sono scorciatoie
ROMA «Le norme entro cui operiamo possono essere discusse, criticate. Vanno migliorate. Ma non possiamo prescindere dai vincoli costituzionali: la tutela del risparmio, l’equilibrio dei conti, il rispetto dei Trattati». In un’altra giornata drammatica, con i mercati in subbuglio e il governo “neutrale” che fatica a nascere, il Governatore della Banca d’italia, Ignazio Visco, mette giù i suoi paletti.
Solo venerdì scorso era a colloquio con Giuseppe Conte, premier incaricato del fallito governo Lega-m5s, e oggi all’orizzonte si staglia una campagna elettorale feroce, dove l’euro sarà il tema dominante. «È evidente la delicatezza e la straordinarietà del momento che stiamo vivendo» dice il Governatore nelle sue «Considerazioni» annuali. «Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello che sta succedendo oggi sui mercati», aggiunge.
Anche di queste, però, bisogna tener conto. «Se è auspicabile che siano definiti con chiarezza e lungimiranza gli obiettivi e li progetti delle diverse forze politiche, non sarebbe saggio — sottolinea il Governatore — ignorare le compatibilità finanziarie». Visco non cita mai direttamente il programma gialloverde, ma premette che il «destino dell’italia è in Europa» e non fa tanti giri di parole.
«Le riforme del passato rendono gestibile la dinamica della spesa pensionistica. Sarebbe rischioso — dice — fare passi indietro». Sono possibili interventi “mirati”, «volti a ridurre specifiche rigidità», ma «vanno sempre adeguatamente compensati per assicurare l’equilibrio attuariale» dice il Governatore, senza citare esplicitamente il programma giallo-verde che puntava al superamento della legge Fornero.
Nessun riferimento esplicito neanche all’idea di annulla- re i titoli di Stato acquistati dalla Bce, ma a quello pensano tutti quando il Governatore ricorda che «non ci sono scorciatoie per ridurre il debito pubblico», che resta un obiettivo «irrinunciabile» e «possibile». Con un avanzo primario un po’ più alto, rinunciando dunque a fare nuovo deficit, si può riportare il debito, dice Visco, sotto il 100% del Prodotto interno lordo in dieci anni. Il momento sarebbe opportuno. La crisi è superata, anche se ha accentuato il disagio sociale dice Visco, sottolineando che il reddito di inserimento può essere esteso, ma evitando di scoraggiare la ricerca di un lavoro e con attenzione alle conseguenze sui conti pubblici. «L’economia italiana si sta rafforzando, prosegue il recupero dell’occupazione, sono state eliminate fonti di rischio sistemico nel settore bancario. Il consolidamento dei risultati, ulteriori progressi, la rimozione delle fragilità strutturali richiedono di procedere lungo il sentiero di riforma avviato». Altrimenti, si rischia di disperdere quello che si è faticosamente guadagnato in questi anni di sacrifici, di cui si vedono i primi risultati.
«Bisogna avere sempre presente il rischio gravissimo di disperdere in poco tempo e con poche mosse il bene insostituibile della fiducia» dice Visco. «La fiducia nella forza del nostro Paese, al di là di meschine e squilibrate valutazioni — dice Visco riferendosi alla stampa tedesca — è grande, sul piano economico e civile».
«Il destino dell’italia è quello dell’europa. È importante che la voce dell’italia sia autorevole nei contesti dove si deciderà il futuro dell’europa, che ha bisogno di rivedere strumenti esistenti e di crearne di nuovi, comuni», conclude il Governatore.
d Non possiamo prescindere dai vincoli costituzionali: la tutela del risparmio, l’equilibrio dei conti, il rispetto dei Trattati
d Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello che sta succedendo sui mercati. Il destino dell’italia è in Europa
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Le riforme del passato rendono gestibile la dinamica della spesa pensionistica. Sarebbe rischioso fare passi indietro
Bisogna avere sempre presente il rischio di disperdere in poco tempo e con poche mosse il bene insostituibile della fiducia. È importante che la voce dell’italia sia autorevole