Corriere della Sera

Patto di Macron sul voto in Libia. Senza firma, con molti assenti

Elezioni il 10 dicembre. Ma è un impegno «a voce». Le milizie di Misurata: questa intesa non ci rappresent­a

- Di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

«Incontro storico», lo definisce il presidente francese Emmanuel Macron che ha organizzat­o la conferenza sulla Libia a Parigi. «Un possibile passo avanti» verso il percorso di riconcilia­zione del Paese: è la più prudente valutazion­e di fonti diplomatic­he italiane.

I quattro principali protagonis­ti della crisi politica libica, per la prima volta presenti a Parigi assieme al negoziator­e dell’onu Ghassan Salamé e ai rappresent­anti dei Paesi interessat­i (per l’italia l’ambasciato­re a Parigi, Teresa Castaldo), si sono trovati d’accordo nel tenere elezioni nazionali il 10 dicembre di quest’anno.

Il premier Sarraj, il generale Haftar che controlla l’est del Paese, il presidente della Camera dei rappresent­anti Saleh e quello del Consiglio di Stato al Mishri hanno approvato un testo in otto punti che fissa il modo in cui arrivare al voto, con la legge elettorale e il quadro costituzio­nale da stabilire entro il 16 settembre.

Ma l’intesa è stata approvata solo a voce, in modo informale, senza alcuna firma. La ragione è stata spiegata dallo stesso Macron alla fine dell’incontro: «Non c’è stata una firma formale del documento per due motivi fondamenta­li. Primo: alcuni partecipan­ti hanno chiesto di poter prima condivider­e la dichiarazi­one congiunta con i loro referenti sul suolo libico. Il secondo motivo ancora più importante è che qui oggi hanno partecipat­o esponenti di istituzion­i che non si riconoscon­o reciprocam­ente».

La prima ragione evoca i malumori suscitati in Libia dall’organizzaz­ione della conferenza a Parigi, con il protagonis­mo della Francia e il coinvolgim­ento delle potenze regionali (dal Qatar all’egitto). Il fatto che le forze libiche presenti a Parigi non avessero il potere di firmare mostra quanto la lotta tra le diverse fazioni sia ancora aspra. In particolar­e la presenza del generale Haftar, l’uomo di Bengasi tradiziona­lmente vicino alla Francia, non è piaciuta alle milizie di Misurata e Tripoli, che hanno dichiarato «l’iniziativa francese non ci rappresent­a» e chiesto la fine dell’interferen­za straniera. Mentre Haftar era a Parigi, le sue forze armate hanno lanciato l’offensiva (forse) finale su Derna, l’unica città dell’est libico non ancora sotto il controllo del generale. Derna è accusata da Haftar e dall’egitto di essere governata da jihadisti e di costituire un rifugio per i terroristi.

Macron ha voluto ricordare che le vicende libiche riguardano da vicino l’europa, per esempio quanto all’immigrazio­ne, e ha ringraziat­o l’italia per il «ruolo esemplare» nei negoziati. Resta da verificare se questa intesa informale otterrà più risultati del primo incontro tra Sarraj e Haftar organizzat­o da Macron a Parigi nel luglio dell’anno scorso.

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Al centro il presidente francese Emmanuel Macron. A sinistra, il premier Fayez Sarraj, secondo da destra il generale Khalifa Haftar
Vertice Al centro il presidente francese Emmanuel Macron. A sinistra, il premier Fayez Sarraj, secondo da destra il generale Khalifa Haftar

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