Patto di Macron sul voto in Libia. Senza firma, con molti assenti
Elezioni il 10 dicembre. Ma è un impegno «a voce». Le milizie di Misurata: questa intesa non ci rappresenta
«Incontro storico», lo definisce il presidente francese Emmanuel Macron che ha organizzato la conferenza sulla Libia a Parigi. «Un possibile passo avanti» verso il percorso di riconciliazione del Paese: è la più prudente valutazione di fonti diplomatiche italiane.
I quattro principali protagonisti della crisi politica libica, per la prima volta presenti a Parigi assieme al negoziatore dell’onu Ghassan Salamé e ai rappresentanti dei Paesi interessati (per l’italia l’ambasciatore a Parigi, Teresa Castaldo), si sono trovati d’accordo nel tenere elezioni nazionali il 10 dicembre di quest’anno.
Il premier Sarraj, il generale Haftar che controlla l’est del Paese, il presidente della Camera dei rappresentanti Saleh e quello del Consiglio di Stato al Mishri hanno approvato un testo in otto punti che fissa il modo in cui arrivare al voto, con la legge elettorale e il quadro costituzionale da stabilire entro il 16 settembre.
Ma l’intesa è stata approvata solo a voce, in modo informale, senza alcuna firma. La ragione è stata spiegata dallo stesso Macron alla fine dell’incontro: «Non c’è stata una firma formale del documento per due motivi fondamentali. Primo: alcuni partecipanti hanno chiesto di poter prima condividere la dichiarazione congiunta con i loro referenti sul suolo libico. Il secondo motivo ancora più importante è che qui oggi hanno partecipato esponenti di istituzioni che non si riconoscono reciprocamente».
La prima ragione evoca i malumori suscitati in Libia dall’organizzazione della conferenza a Parigi, con il protagonismo della Francia e il coinvolgimento delle potenze regionali (dal Qatar all’egitto). Il fatto che le forze libiche presenti a Parigi non avessero il potere di firmare mostra quanto la lotta tra le diverse fazioni sia ancora aspra. In particolare la presenza del generale Haftar, l’uomo di Bengasi tradizionalmente vicino alla Francia, non è piaciuta alle milizie di Misurata e Tripoli, che hanno dichiarato «l’iniziativa francese non ci rappresenta» e chiesto la fine dell’interferenza straniera. Mentre Haftar era a Parigi, le sue forze armate hanno lanciato l’offensiva (forse) finale su Derna, l’unica città dell’est libico non ancora sotto il controllo del generale. Derna è accusata da Haftar e dall’egitto di essere governata da jihadisti e di costituire un rifugio per i terroristi.
Macron ha voluto ricordare che le vicende libiche riguardano da vicino l’europa, per esempio quanto all’immigrazione, e ha ringraziato l’italia per il «ruolo esemplare» nei negoziati. Resta da verificare se questa intesa informale otterrà più risultati del primo incontro tra Sarraj e Haftar organizzato da Macron a Parigi nel luglio dell’anno scorso.