Corriere della Sera

«Apri la cassaforte e dacci i gioielli» Notte di terrore per De Mita e la moglie

Avellino, 4 uomini a volto coperto nella villa dell’ex premier. La pista di una banda dell’est

- DAL NOSTRO INVIATO F. B.

Era stata una brutta giornata, quella di lunedì per la famiglia De Mita. La visita della Guardia di Finanza con il decreto di sequestro per un conto corrente della signora Alessandra Scarinzi, la moglie dell’ex leader Dc, quell’inchiesta sull’associazio­ne «Noi con loro» (presieduta dalla Scarinzi) che riprende vigore e stavolta coinvolge pure le figlie dei De Mita, Floriana e Simona, anche loro con i conti correnti sotto sequestro. E poi le telefonate con gli avvocati, i ricorsi da preparare.

Sì, era stata proprio una pessima giornata. Ma la notte sarebbe stata peggio. Molto peggio. Se il giorno era stato un alternarsi di sorpresa, rabbia, magari anche frustrazio­ne , se ci si sente innocenti davanti a un’accusa di truffa, la notte sarebbe stata di paura. Anzi, di assoluto terrore.

Sarà pure ancora un leone, Ciriaco De Mita. Ma alle 2 e mezzo del mattino dopo un giorno come quello è soprattutt­o un uomo di novant’anni insonne, turbato e agitato che non riesce a decidersi ad andare a dormire e perciò se ne rimane seduto sul divano nella sua villa di Nusco a ragionare e riflettere insieme alla moglie su quello che è successo e su che cosa fare adesso. Gli speciali in tv sulla crisi politica sono finiti, lui ha seguito perché la politica è sempre il suo primo pensiero, e infatti a Nusco lo hanno eletto sindaco, ma ora è tardi, dovrebbe distenders­i, sgombrare la mente dai pensieri.

La signora Alessandra si decide per prima, sale, entra in camera da letto, e li trova lì: quattro uomini incappucci­ati che stanno armeggiand­o tra le sue cose, aprono cassetti, rovistano dappertutt­o.

Da dove saranno entrati? Si saranno arrampicat­i, avranno sfondato una finestra. In casa non ci sono più gli allarmi, e la scorta ventiquatt­r’ore al giorno è un ricordo del secolo scorso. Certo, andare a rubare a Nusco in casa di De Mita è come rubare a Napoli il tesoro di San Gennaro, ma quei quattro forse nemmeno lo sapevano chi è Ciriaco, che cosa è stato in Italia e che cosa è ancora, lì nel suo paese. Parlano con un accento straniero, probabilme­nte sono slavi, una di quelle bande che vanno a fare razzie nelle ville senza domandarsi a chi appartenga­no. A loro basta che siano accessibil­i e meglio ancora se pure grandi e isolate.

Probabilme­nte si sono resi conto che i padroni di casa erano ancora svegli, e perciò si sono concentrat­i a cercare gioielli in camera da letto. Ma ora che sono stati scoperti, tanto vale prendere tutto, e andarsene con le borse piene di chissà quale bottino.

Adesso anche Ciriaco è di fronte a loro, accanto alla moglie che non riesce a riprenders­i dallo spavento. Tocca a lui cercare di gestire la situazione, far sì che se ne vadano prima possibile, che quell’incubo abbia fine al più presto. E c’è un solo modo: dare quello che vogliono. Soldi, gioielli, argenteria, oggetti preziosi. Quelli sanno guardarsi intorno, la casa è di classe, ogni stanza, ogni mobile racconta di un benessere antico, solido. Deve esserci anche la cassaforte, pensano. Ed è quella che vogliono. Lo dicono con i loro modi. Non mostrano armi, non aggredisco­no, ma Ciriaco capisce che non può bluffare. Gli indica dov’è, gliela apre. Che si portino pure via tutto. Anche l’illusione che a Nusco nessuno si sarebbe mai azzardato a toccare De Mita.

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(Pressphoto) Insieme Ciriaco De Mita, la moglie Anna Maria Scarinzi e il figlio Giuseppe

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