Corriere della Sera

Un percorso attraverso sé nella playlist scelta per noi

Il narratore ha deciso l’ordine di uscita della serie Un gioco di richiami tra realismo, fiction, distopia

- di Ida Bozzi

La nascita di questa nuova collana dedicata a Philip Roth e realizzata dal «Corriere della Sera» in collaboraz­ione con l’editore italiano dello scrittore, Einaudi, ha una storia che vale la pena raccontare, interessan­te per chi voglia capire l’eredità che il grande autore ha inteso lasciare ai lettori.

Nella vasta produzione di Roth, la collana che sarà in edicola da oggi insieme al quotidiano — 28 volumi per altrettant­e settimane, fino a dicembre — propone quasi tutte le sue opere, certo le più importanti. Ma è stato lo stesso scrittore a intervenir­e per decidere l’ordine d’uscita di una biblioteca che copre la sua intera vita narrativa. Una scaletta, una playlist di quello che egli considerav­a il percorso migliore per farsi strada nella sua bibliograf­ia. E nella sua America.

Il trittico di libri che Roth ha voluto per iniziare la collana — Pastorale americana che è in edicola da oggi, Ho sposato un comunista il 6 giugno e La macchia umana il 13 giugno — costituisc­e infatti la «trilogia americana», ritratto «rothiano» degli Usa.

La pagina con cui si apre Pastorale americana, ad esempio — proposta nella traduzione di una delle grandi voci italiane di Roth, Vincenzo Mantovani — è un brano da antologia in cui un mondo e un’epoca sorgono riga dopo riga quasi sotto i piedi del protagonis­ta Seymour Levov, detto lo Svedese: assediato dalle ragazze per la sua prestanza sportiva, rispettato perfino dai «proprietar­i dei negozi di dolciumi», vezzeggiat­o dai genitori. «E lui lasciava fare», scrive Roth, costruendo un personaggi­o con quattro sole parole.

Il narratore, e non il protagonis­ta, in queste tre storie è Nathan Zuckerman, il famoso alter ego di Roth, che racconta personaggi che appartengo­no al suo mondo: come Ira Ringold, fratello del primo professore d’inglese di Zuckerman, Murray Ringold, al centro del secondo libro della collana (e della trilogia), Ho sposato un comunista. Sebbene la storia conduca il lettore tra i processi del maccartism­o e tra le pieghe della politica, l’affresco di Roth parte sempre dal quartiere, dalla strada e dal suo ritmo piccolo e «normale», con il professor Ringold colto mentre si appende al davanzale «per togliere una zanzariera dalla finestra».

Terza uscita della collana sarà un altro capolavoro in cui la grande storia si riverbera nella piccola: La macchia umana. L’america raccontata qui è più vicina, all’epoca dello scandalo di Monica Lewinsky, nel 1998, ed è gettata in mezzo alla biografia di un vicino di Nathan, il professore in pensione Coleman Silk: i mesi in cui Silk confessa la sua relazione con Faunia Farley sono quelli in cui il caso di Bill Clinton «venne a galla in ogni suo minimo e mortifican­te dettaglio».

Un terreno in cui il realismo (con la comicità) di Roth riesce a strappare la maschera alla società contempora­nea è il sesso: non si può non parlare dell’incredibil­e Alexander Portnoy, eroe del quarto libro della collana, Lamento di Portnoy (in edicola il 20 giugno). Ma al di là dell’ossessione sessuale del protagonis­ta, il romanzo del 1969 è il testo da cui originano tutti i monologhi davanti allo psicoanali­sta cui ci ha abituato anche Woody Allen. Ad esempio, quando Portnoy parla della sua esperienza di studente, scrive che per tutto il primo anno di scuola era convinto che «ognuna delle mie insegnanti fosse mia madre travestita». Altro libro centrale per capire lo sguardo di Roth è la quinta uscita in collana (in edicola il 27 giugno): Il complotto contro l’america, una distopia scritta dal maestro del realismo, in cui le elezioni del 1940 portano gli Usa ai pogrom antiebraic­i e a un soffio dall’alleanza con Hitler.

Fiction, più che distopia, sembra dirci Roth: e il sesto libro, La mia vita di uomo (in edicola il 4 luglio), è un altro romanzo col trucco, una fiction nella fiction, su uno scrittore che scrive testi con protagonis­ta Nathan Zuckerman, ma non si chiama Philip Roth, bensì Peter Tarnopol. Proprio a questo punto, guidandoci nel suo gioco, Roth sistema in collana i titoli in cui finalmente Zuckerman è protagonis­ta: a cominciare da Lo scrittore fantasma (11 luglio), Zuckerman scatenato (18 luglio) e La lezione di anatomia (25 luglio). E il viaggio continua.

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Un terreno in cui il suo talento riesce a strappare la maschera alla società contempora­nea è il sesso

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Da lui hanno origine i monologhi davanti allo psicoanali­sta cui ci ha abituato Woody Allen

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