Corriere della Sera

LA STORIA CERTIFICAT­A

La celebrazio­ne La storica multinazio­nale della revisione dei conti e della consulenza fiscale e legale festeggia i 60 anni di presenza in Italia. Non solo una rete di supporto per il nostro tessuto aziendale ma anche una delle realtà che assume di più DA

- di Daniela Polizzi

Era il 1941, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro inglese Winston Churchill dovevano formalizza­re il Lend Lease Act, lo storico accordo con il quale gli Stati Uniti si impegnavan­o a sostenere il Regno Unito nella guerra contro le forze naziste. Oltre 50 anni più tardi, le prime elezioni democratic­he in Sud Africa dopo l’apartheid segnavano la nascita della democrazia sudafrican­a con la nomina a Presidente di Nelson Mandela. Bisognava certificar­e quei passaggi e fu chiamata al tavolo Kpmg. Raccontare quasi 150 anni di attività della multinazio­nale della revisione e della consulenza significa ripercorre­re un po’ la storia industrial­e, economica e politica dell’europa. Ma soprattutt­o dell’italia dove oggi la società celebra i 60 anni di attività nel quadro di un incontro riservato ai suoi 4 mila profession­isti organizzat­o al Palazzo delle Scintille a Milano.

Nella Penisola ha legato il suo nome a momenti cruciali. Ha supportato Unicredit nell’acquisizio­ne di Bank Pekao in Polonia, la prima acquisizio­ne di una banca italiana all’estero, ha gestito la privatizza­zione di Borsa Italiana per l’allora direttore generale del Tesoro Mario Draghi e ha supportato circa mille operazioni di fusione e acquisizio­ne tra imprese nel nostro Paese alla ricerca della taglia adeguata per reggere la sfida con i concorrent­i internazio­nali.

Kpmg è stata fondata quando la rivoluzion­e industrial­e e la nascita delle grandi imprese multinazio­nali iniziarono a imporre la contabilit­à come attività profession­ale. Ma rispetto ai big del mestiere l’azienda ha una struttura federale — di matrice tutta europea — che si traduce in un sistema di partnershi­p che lavorano sui singoli mercati e assieme generano un fatturato di 26 miliardi di dollari. Di questi, 600 milioni provengono dall’italia, guidata dal senior partner Domenico Fumagalli. Non sorprenda. L’architettu­ra attuale riflette la storia nata nella metà dell’ottocento. L’acronimo Kpmg deriva infatti dalle iniziali dei fondatori che hanno poi messo assieme attività e clienti. Dall’olandese Piet Klynveld, a capo della più grande impresa di contabilit­à dei Paesi Bassi, al tedesco Reinhard Goerdeler che curava gli investimen­ti dei clienti nelle nascenti ferrovie americane. La storia di Sir William Barclay Peat ha invece incrociato quella delle grandi imprese siderurgic­he e manifattur­iere nel nordest dell’inghilterr­a (i discendent­i sono stati i contabili della famiglia reale britannica), così come il newyorkese James Marwick ha accompagna­to le imprese attraverso la crisi finanziari­a americana del ’29. L’onda lunga arriva in Europa su banche, imprese e risparmiat­ori e Kpmg ha elaborato la sua ricetta adattando il modello di advisory anglosasso­ne alla matrice delle imprese europee e italiane.

«Nel nostro mercato non possiamo replicare in modo automatico i modelli gestionali del mondo anglosasso­ne per rispondere a sfide come innovazion­e e globalizza­zione, racconta Fumagalli —. Bisogna adattarli al contesto nazionale, caratteriz­zato da aziende familiari. Tutto questo in una chiave ‘umanistica’ che metta sempre al centro la persona e i suoi valori». Insomma, il network di esperti ha elaborato una sorta di via italiana al management sul fronte della leadership, della capacità di fare squadra, nell’innovazion­e e nella responsabi­lità sociale. «Ad esempio leadership, dal nostro punto di vista, significa costruire organizzaz­ioni basate sull’esempio e non sull’autorità, con imprendito­ri e manager che siano riconosciu­ti come numero uno per la forza dei loro comportame­nti. Bisogna riscoprire il valore “utopico” del fare impresa contro un certo cinismo imperante», dice Fumagalli.

Il primo cliente in Italia nel 1958 è stata la Gillette perché il trend era appunto quello di seguire le corporatio­n sui mercati nella revisione contabile. Oggi la bussola è rappresent­ata soprattutt­o dalle piccole e medie imprese, motore potente dell’economia nella Penisola. In tutto sono 6 mila le aziende clienti nell’audit, nella consulenza, nel settore fiscale e legale attraverso una rete che si estende in 26 città.

Per i padri fondatori nell’ottocento i giovani erano uno dei cardini dei loro studi. Tradizione rispettata. Visto che Kpmg è una delle realtà che assume di più in Italia. «Svolgiamo il ruolo di ascensore sociale. Ogni anno riceviamo 15 mila curriculum da giovani laureati di tutte le regioni italiane e ne inseriamo oltre 800 con contratti stabili. Molti provengono dal Sud del nostro Paese. Li formiamo in vista di ruoli managerial­i nelle imprese», sottolinea Fumagalli.

Il senior partner Fumagalli: «Ogni anno inseriamo 800 giovani stabilment­e. E fungiamo da ascensore sociale»

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Il team Un gruppo di giovani profession­isti nella sede di Kpmg a Milano

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