LA STORIA CERTIFICATA
La celebrazione La storica multinazionale della revisione dei conti e della consulenza fiscale e legale festeggia i 60 anni di presenza in Italia. Non solo una rete di supporto per il nostro tessuto aziendale ma anche una delle realtà che assume di più DA
Era il 1941, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro inglese Winston Churchill dovevano formalizzare il Lend Lease Act, lo storico accordo con il quale gli Stati Uniti si impegnavano a sostenere il Regno Unito nella guerra contro le forze naziste. Oltre 50 anni più tardi, le prime elezioni democratiche in Sud Africa dopo l’apartheid segnavano la nascita della democrazia sudafricana con la nomina a Presidente di Nelson Mandela. Bisognava certificare quei passaggi e fu chiamata al tavolo Kpmg. Raccontare quasi 150 anni di attività della multinazionale della revisione e della consulenza significa ripercorrere un po’ la storia industriale, economica e politica dell’europa. Ma soprattutto dell’italia dove oggi la società celebra i 60 anni di attività nel quadro di un incontro riservato ai suoi 4 mila professionisti organizzato al Palazzo delle Scintille a Milano.
Nella Penisola ha legato il suo nome a momenti cruciali. Ha supportato Unicredit nell’acquisizione di Bank Pekao in Polonia, la prima acquisizione di una banca italiana all’estero, ha gestito la privatizzazione di Borsa Italiana per l’allora direttore generale del Tesoro Mario Draghi e ha supportato circa mille operazioni di fusione e acquisizione tra imprese nel nostro Paese alla ricerca della taglia adeguata per reggere la sfida con i concorrenti internazionali.
Kpmg è stata fondata quando la rivoluzione industriale e la nascita delle grandi imprese multinazionali iniziarono a imporre la contabilità come attività professionale. Ma rispetto ai big del mestiere l’azienda ha una struttura federale — di matrice tutta europea — che si traduce in un sistema di partnership che lavorano sui singoli mercati e assieme generano un fatturato di 26 miliardi di dollari. Di questi, 600 milioni provengono dall’italia, guidata dal senior partner Domenico Fumagalli. Non sorprenda. L’architettura attuale riflette la storia nata nella metà dell’ottocento. L’acronimo Kpmg deriva infatti dalle iniziali dei fondatori che hanno poi messo assieme attività e clienti. Dall’olandese Piet Klynveld, a capo della più grande impresa di contabilità dei Paesi Bassi, al tedesco Reinhard Goerdeler che curava gli investimenti dei clienti nelle nascenti ferrovie americane. La storia di Sir William Barclay Peat ha invece incrociato quella delle grandi imprese siderurgiche e manifatturiere nel nordest dell’inghilterra (i discendenti sono stati i contabili della famiglia reale britannica), così come il newyorkese James Marwick ha accompagnato le imprese attraverso la crisi finanziaria americana del ’29. L’onda lunga arriva in Europa su banche, imprese e risparmiatori e Kpmg ha elaborato la sua ricetta adattando il modello di advisory anglosassone alla matrice delle imprese europee e italiane.
«Nel nostro mercato non possiamo replicare in modo automatico i modelli gestionali del mondo anglosassone per rispondere a sfide come innovazione e globalizzazione, racconta Fumagalli —. Bisogna adattarli al contesto nazionale, caratterizzato da aziende familiari. Tutto questo in una chiave ‘umanistica’ che metta sempre al centro la persona e i suoi valori». Insomma, il network di esperti ha elaborato una sorta di via italiana al management sul fronte della leadership, della capacità di fare squadra, nell’innovazione e nella responsabilità sociale. «Ad esempio leadership, dal nostro punto di vista, significa costruire organizzazioni basate sull’esempio e non sull’autorità, con imprenditori e manager che siano riconosciuti come numero uno per la forza dei loro comportamenti. Bisogna riscoprire il valore “utopico” del fare impresa contro un certo cinismo imperante», dice Fumagalli.
Il primo cliente in Italia nel 1958 è stata la Gillette perché il trend era appunto quello di seguire le corporation sui mercati nella revisione contabile. Oggi la bussola è rappresentata soprattutto dalle piccole e medie imprese, motore potente dell’economia nella Penisola. In tutto sono 6 mila le aziende clienti nell’audit, nella consulenza, nel settore fiscale e legale attraverso una rete che si estende in 26 città.
Per i padri fondatori nell’ottocento i giovani erano uno dei cardini dei loro studi. Tradizione rispettata. Visto che Kpmg è una delle realtà che assume di più in Italia. «Svolgiamo il ruolo di ascensore sociale. Ogni anno riceviamo 15 mila curriculum da giovani laureati di tutte le regioni italiane e ne inseriamo oltre 800 con contratti stabili. Molti provengono dal Sud del nostro Paese. Li formiamo in vista di ruoli manageriali nelle imprese», sottolinea Fumagalli.
Il senior partner Fumagalli: «Ogni anno inseriamo 800 giovani stabilmente. E fungiamo da ascensore sociale»