Strategia Belotti: «Con il nuovo corso cancello il passato»
Anche il Gallo è tornato al gol: «Si sono visti un’impronta, un gioco e la voglia di fare gruppo»
«Il peso del passato». Roberto Mancini l’ha citato tra le righe, cercando una motivazione per quei minuti di smarrimento vissuti dalla sua prima Italia, dopo il gol della piccola Arabia mercoledì sera a San Gallo. Il peso di un fallimento che rischia di segnare una generazione all’inizio di una delicata fase di crescita: «La mancata qualificazione al Mondiale è una cosa che vorrei cancellare...» sospira Andrea Belotti, che lunedì sera è tornato al gol in azzurro dopo un anno.
«Il peso del passato» è tornato d’attualità anche alla vigilia del debutto della nuova gestione del Mancio, con le parole di Giampiero Ventura sul caos «impossibile da gestire» dei suoi ultimi mesi in azzurro. Un caos che evidentemente non è stato solo politico o dirigenziale, ma anche tecnico e di spogliatoio. Così le parole del «Gallo» Belotti possono anche essere viste attraverso questa lente di ingrandimento: «Si è visto un gioco, si è vista un’impronta. Un punto da cui ripartire per continuare a far meglio».
Si è visto anche un modulo diverso da quello della gestione Ventura. Lo stesso 4-3-3 invocato
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La coppia Il 4-3-3 è il modulo che mi piace di più: io e Balotelli assieme? Dovete chiedere a Mancini...
da molti, anche all’interno del clan azzurro, prima dello spareggio con la Svezia. Quella sera l’italia giocò con il vecchio 3-5-2, cambiando un’altra volta rispetto al 4-4-2 o al 4-2-4, cari all’ex c.t.: «Il 43-3 è diversissimo — sottolinea Belotti, che a Milano partì dalla panchina — e ho sempre detto che è un modulo che a me piace molto. Non penso però che sia il modulo a fare la differenza, ma gli interpreti, la mentalità e la cattiveria. E noi dobbiamo migliorare tanto sotto porta: già contro la Francia dobbiamo essere molto, molto, cattivi».
Con questo modulo però nasce ovviamente il dualismo tra numeri 9, tra Balotelli e Belotti, in attesa del rientro di Immobile, ora assente per infortunio: «Se possiamo giocare assieme lo dovete chiedere a Mancini... — sorride il bomber del Torino —. Comunque sia Mario che Ciro possono dare una grande mano a questa squadra. Ma non servono solo gli attaccanti, tutto il gruppo cerca di dare il massimo e di aiutarsi. E questa è sempre stata la forza dell’italia». Quasi sempre. Ma col tempo, anche il peso del passato passerà.