La Lega scommette: verranno tanti da FI
L’idea che il governo possa cambiare colore con il tempo. Il «soccorso rosso» che ha sbloccato la crisi
«È stata dura, ma alla fine ROMA i due giovani senza esperienza hanno messo a tacere tutti quanti». L’ovvia soddisfazione leghista per la fine del lunghissimo travaglio del governo Conte ha un ingrediente in più: «Il fatto che Matteo Salvini e Luigi Di Maio abbiano accettato di inserire in lista nomi graditi dal Quirinale come Enzo Moavero Milanesi dimostra che forse così irresponsabili non sono».
Il momento della svolta arriva quando Matteo Salvini si rende conto che il suo progetto di andare al voto in settembre è impraticabile. Glielo fa notare, raccontano, il grande architetto del governo, Giancarlo Giorgetti. Che nella nuova maggioranza è peraltro colui che ha i rapporti migliori con gli uomini chiave, Paolo Savona, Giovanni Tria e anche Enzo Moavero: «Matteo, così rischi di finire anche tu in fuori gioco». Nel senso che l’impuntarsi su Paolo Savona all’economia avrebbe rischiato di non essere compreso dal popolo leghista. Anzi, proprio da nessuno, soprattutto in relazione al rischio di voto estivo: Salvini è stato il primo a parlare di urne per l’8 luglio e la cosa avrebbe rischiato di rimanergli attaccata. E così, nella tarda serata di mercoledì, Salvini annuncia il suo via libera preliminare al tornare al tavolo. E subito dopo cancella la raffica di comizi già fissati in tutta la Lombardia per tornare a Roma.
I leghisti parlano anche di «soccorso rosso». Un deputato lo racconta così: «Il Pd ha dato una grossa mano in almeno due passaggi. Il primo, quando ha annunciato l’astensione su Carlo Cottarelli. A quel punto, il rischio di un disastro per Mattarella si sarebbe fatto concreto, con il suo premier incaricato che rischiava di rimanere da solo». Soccorso numero due, quando «tutte le anime del Pd si sono messe a dire con una sola voce “elezioni il 29 di luglio”». Preso atto che il piano inclinato conduceva diritto verso la data horror, tutto è diventato molto più semplice.
Ma i leghisti più lungimiranti guardano già molto oltre alla nascita del governo. E a chi sostiene che le contraddizioni del governo pentaleghista rischiano di mandarlo in fibrillazione assai presto, rispondono con un sorriso: «Il governo inizia giallo-verde, ma con il tempo potrebbe cambiare segno». Nel senso che già i Fratelli d’italia assicurano appoggio esterno, ma con il tempo — se i tormenti tra i 5 Stelle per il «governo con le destre» portassero a vuoti a sostegno del governo — la maggioranza potrebbe cambiare fisionomia: «Non è fantascienza il pensare che se venisse a mancare una parte dei voti a 5 Stelle, potrebbero essere sostituiti da quelli dei tanti azzurri che non vedono un futuro». Risultato: «Quello che nasce come governo giallo-verde potrebbe finire come governo del centrodestra».