Il sesto furto nell’azienda di Zanotti «Ora potrei trasferirmi all’estero»
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Il pilota Giuseppe Zanotti in posa con il motociclista ravennate Marco Melandri Hanno divelto il cancello di accesso e hanno fatto irruzione con un camioncino. Con le accette hanno spaccato le centraline dei computer, le scatole degli antifurti. Era un commando di 7 persone, veloci ma tranquille. Questi sono soldati! E non siamo in grado di fare nulla. Il vigilante che sorvegliava l’azienda non ha potuto che rintanarsi e chiamare le forze dell’ordine, che però sono arrivate come ogni volta troppo tardi».
E adesso cosa farà?
«Oggi (ieri per chi legge, ndr) non sono andato neanche in azienda. Dovevo lavorare alla collezione, ma ero troppo scosso e arrabbiato. Sono andato al mare per calmarmi. Questa è l’altra faccia del Made in Italy: gli imprenditori che ancora puntano sul territorio, creano posti di lavoro e ricchezza mentre si trovano a combattere da soli e duramente una situazione d’insicurezza, purtroppo impotenti di fronte a questa illegalità. Ti viene voglia di andare all’estero».
Zanotti, ma che dice? Della produzione in Italia lei ha fatto un imperativo, prima che un vanto.
«Io lavoro nel mondo, il business della mia azienda è l’estero, ma le tasse le pago in Italia e ho bisogno di sicurezza, che il mio lavoro venga protetto. E qui cosa facciamo? Siamo al sesto furto di seguito, così non si può più andare avanti. Forse è meglio fare solo un presidio, un ufficio stile e fai outsourcing: fai più margine e sei più tranquillo. Chi svaligia un ufficio stile? Ti viene voglia di fare tutto all’estero, davvero. In Romania c’è più protezione».
Davvero? E chi glielo dice?
«Me lo hanno detto altri colleghi imprenditori. Io non
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Lo sfogo
Pago le tasse ma nessuno mi tutela dall’illegalità In Romania sarei sicuramente più protetto