Alla fine della strada c’è il nulla La preghiera disperata di Bernhard
Ignavia e follia: «Camminare» (Adelphi) è il romanzo più amaro dell’autore austriaco
Il narratore del romanzo di Thomas Bernhard intitolato Camminare (Adelphi) e un suo amico, Oehler, camminano lungo una anonima strada di Vienna, la K los terneuburgers trasse. Fino a poco tempo fa, il narratore, lungo questa medesima strada, camminava il mercoledì insieme a Oehler, il lunedì con l’amico di entrambi Karrer. Ora cammina con Oehler anche il lunedì, perché Karrer, essendo impazzito, è rinchiuso nel manicomio di Steinhof, affidato alle cure di uno psicanalista che, come la maggioranza degli psicanalisti, è un superficiale.
Quando camminiamo, sostiene Oehler esattamente come potrebbe sostenerlo un antico sacerdote dei Veda, «ciò che vediamo, lo pensiamo e di conseguenza non lo vediamo, mentre altri senza dubbio vedono ciò che vedono perché ciò che vedono non lo pensano. Quello che definiamo visione, in fondo per noi è stasi, immobilità, nulla, Nulla. L’accaduto è pensato, non visto» dice Oehler. Però, il fatto che l’amico di entrambi, Karrer, sia impazzito e attualmente sia in cura allo Steinhof, affidato a un medico superficiale e incapace, è dovuto a un episodio che si è verificato realmente.
Tutto è successo — dice Oehler — un giorno in cui lui e Karrer stavano camminando come adesso lungo la K los terneuburgerst ras se.Karrer era molto provato per due motivi. Il primo motivo consisteva nel suicidio recente del suo amico, lo scienziato Hollensteiner. Karrer — dice Oehler — aveva sempre considerato che il suo amico scienziato potesse suicidarsi, sia per cause interne che per cause esterne.
Il rifiuto dello Stato austriaco, emblema della ignavia, della grettezza e della stupidità umana, di appoggiare Hollensteiner nelle sue ricerche scientifiche, mentre Hollensteiner lo richiedevano le maggiori università europee, era stata la causa esterna che aveva fatto precipitare la situazione. Hollensteiner, infatti, odiava il suo Paese, era colmo di rancore verso il suo Paese dal quale era rifiutato, era contro il suo Paese e contro tutti i cittadini ignavi, gretti e stupidi che abitavano nel suo Paese, ma considerava innaturale dover abbandonare il suo Paese. Dunque, si era suicidato in Austria. E questo era il primo motivo per cui Karrer quel giorno era molto provato.
Il secondo motivo consisteva nello sforzo disumano al quale, non solo per il suicidio di Hollensteiner, aveva sottoposto la sua mente. E cioè: «Meditare fino allo sfinimento su cose insolubili»; porsi domande inutili perché tutte le domande, le milioni di domande che quotidianamente si pongono gli individui, sono relative e per questa ragione non è possibile dare a tali domande una risposta; pensare, erroneamente, che una maggiore intensità del pensiero possa mai portare a qualche conclusione solida del pensiero, e non a un progressivo sfinimento.
In queste condizioni — racconta Oehler — Karrer era entrato nel negozio di pantaloni Rustenschacher e aveva chiesto al commesso di poter visionare dei pantaloni invernali. Il commesso aveva gettato sul bancone un mucchio di pantaloni invernali, ma senza etichetta della fabbrica, e la cosa già non era andata giù a Karrer. Infatti, aveva picchiato violentemente il bastone sul bancone. Quando poi il commesso aveva messo in controluce un paio di pantaloni, in modo che Karrer potesse esaminare la qualità del tessuto in controluce, e subito era apparso come il tessuto avesse dei punti radi, lisi, quindi non fosse affatto inglese come continuava a sostenere il commesso, bensì, con ogni probabilità, cecoslovacco, come continuava a sostenere Karrer picchiando furiosamente il bastone sul bancone, il loro amico, Karrer, era definitivamente impazzito.
Karrer — dice Oehler — era ossessionato dalla monotonia della K los terneuburgers trasse, dallo addormentarsi in quella strada sporca e triste, dalla «sua peculiare inermità e immobilità nella K los terneuburgers trasse ». Sapeva che quello che facciamo è nulla. Quello che respiriamo è nulla. Che, camminando, ci muoviamo da una disperazione all’altra, ancora più disperata di quella precedente. Che vorremmo andare via e non lo facciamo, e quindi diventiamo sempre più deboli e più inetti, «ma se ci domandiamo perché non siamo andati via, ovvero andare via per tempo» non riusciamo a darci una risposta, e «non capiamo più nulla».
Camminare è il romanzo più terribile di Bernhard. Una preghiera della disperazione che — come quasi tutti i libri, in particolare quelli di questo meraviglioso scrittore austriaco — andrebbe letta ad alta voce.
Malessere
Un itinerario, tre amici, uno di loro impazzisce Era ossessionato dalla monotonia di quella via