Corriere della Sera

Previdenza

L’incognita di «Opzione donna»

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L’introduzio­ne di «Quota 100» nel sistema previdenzi­ale, data dalla somma di età anagrafica e contributi­va, costerebbe circa 5 miliardi di euro l’anno, fissando l’età minima a 64 anni. Questa somma riuscirebb­e a finanziare anche «Quota 41», la regola che consentire­bbe la pensione dopo 41 anni di contributi, oggi possibile solo per i lavoratori precoci. Il programma Lega-m5s prevede anche una «Pensione di cittadinan­za», con un minimo di 780 euro mensili, lo stesso del reddito di cittadinan­za.

Una delle prime mosse sul fronte previdenzi­ale, però, sarebbe la proroga del regime «Opzione Donna», che consente 1 alle lavoratric­i di andare in pensione a 58 anni e un minimo di 35 anni di contributi (già maturati), non rinnovato per il 2018. Il meccanismo consente l’uscita anticipata con l’assegno calcolato solo con il metodo contributi­vo, quindi decurtato di una quota variabile tra il 25 ed il 35%.

Nel Contratto di governo, per recuperare risorse e per ragioni di equità, si prevede anche una sforbiciat­a alle pensioni d’oro, quelle da oltre 5 mila euro al mese. L’operazione naturalmen­te riguarda anche gli assegni previdenzi­ali dei parlamenta­ri e dei consiglier­i regionali. Si prevede, poi, la separazion­e della previdenza dall’assistenza, che oggi è finanziata in modo improprio anche dai contributi.

C’è tanto da fare ma voglio da subito impegnarmi su pensioni, tasse e lavoro Matteo Salvini

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