Corriere della Sera

Centri per l’impiego più attivi

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primo La riforma passo per dei il centri reddito per minimo l’impiego, di come cittadinan­za, il contrasto alla precarietà del lavoro ritoccando il Jobs act, l’introduzio­ne di un salario minimo orario dove non è stabilito dai contratti collettivi, ritorno dei «voucher» con meccanismi antiabuso, per favorire il lavoro accessorio. Uno dei primi interventi del nuovo esecutivo riguarderà il mercato del lavoro, senza escludere a priori il ripristino dell’articolo 18 sui licenziame­nti.

Per scoraggiar­e il tempo determinat­o potrebbero arrivare limiti alla durata e al numero dei contratti consecutiv­i possibili (oggi 5 in 36 mesi). Per favorire le assunzioni stabili, però, il Jobs act ha già dimostrato di non esser sufficient­e se non accompagna­to da incentivi consistent­i. Il piatto forte del governo per il lavoro, però, è il reddito minimo di cittadinan­za legato alla ricerca attiva di un’occupazion­e. Per riorganizz­are e rafforzare i centri per l’impiego necessari alla riforma servono 2 miliardi, che possono arrivare dirottando i nuovi stanziamen­ti per il Reddito di

inseriment­o, destinato a essere soppiantat­o. Il sistema ipotizzato dal M5S prevede un assegno di base di 780 euro mensili (fino a 2 mila con due figli a carico) e costerebbe, a loro dire circa 16 miliardi. Secondo il presidente dell’inps, Tito Boeri, si arriverebb­e invece a ben oltre il doppio, a 38 miliardi di euro.

I ministeri dello Sviluppo e del Lavoro insieme sono una potenza Luigi Di Maio

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