«Tenete duro, l’italia non è corrotta» Il 2 Giugno di Conte (e dei nuovi)
ROMA Il neo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, canta a gran voce l’inno di Mameli. Il suo collega Alberto Bonisoli, fresco di nomina ai Beni culturali, poggia la mano sul cuore all’arrivo dei corazzieri. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i «dioscuri» del nuovo governo gialloverde, sfoggiano entrambi la coccarda tricolore all’occhiello e anche il presidente della Camera, Roberto Fico, mentre suona l’inno non tiene più la mano in una tasca, ma anzi, anche lui con la coccarda che gli brilla sulla giacca, applaude al passaggio della banda della polizia.
I quasi 400 sindaci italiani che aprono la sfilata dei Fori Imperiali si girano tutti insieme verso la tribuna d’onore, là dove li attende in piedi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Gli grideranno poi, tra gli applausi: «Grazie, grazie, bravo presidente». E si vede benissimo che anche lui è contento, per questo 2 Giugno del sollievo ritrovato e dell’orgoglio rinato, per questa 72esima Festa della Repubblica che arriva come una benedizione, dopo lo smarrimento degli 88 giorni passati senza un governo.
Il bagno di folla
L’esecutivo Lega-cinque Stelle parte con un grande bagno di folla. Da piazza Venezia fino al Colosseo c’è tantissima gente, tantissime famiglie. Il neo ministro del Mise e del Lavoro Luigi Di Maio e il neo ministro dell’interno Matteo Salvini, soprattutto, vengono travolti da una valanga di richieste di selfie da parte dei cittadini-elettori. Ma anche il neo-presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riscuote un successo incredibile.
Quando termina la sfilata lo attorniano le crocerossine: «Grazie per quello che fate e per quello che farete, spero, ancor di più per noi», dice Conte all’ispettrice nazionale Monica Dialuce Gambino, che gli ricorda come ventimila donne prestino servizio gratis ogni giorno.
Il premier: «Ora i fatti»
La gente comune circonda il nuovo premier durante il tragitto a piedi tra piazza Venezia e i Fori Imperiali e lui si ferma sempre, con gentilezza: «È la festa di noi tutti, tanti auguri a tutti — ripete a mille microfoni — . Finora sono state fatte troppe chiacchiere, ora bisogna fare i fatti. Tenete duro, teniamo duro. Il Paese non è corrotto, ci sono episodi da combattere. La corruzione c’è
anche in altri Paesi, non facciamo i provinciali».
Ma questo è pure un governo molto social e Conte, così, twitta dalla tribuna «L’italia è un grande Paese, non dimentichiamocelo mai» mentre posta la foto del parà della Folgore, Giuseppe Tresoldi, 54 anni, di Padova, che si è appena buttato giù da 5 mila piedi atterrando perfettamente davanti agli occhi del capo dello Stato e portando con sé un gigantesco tricolore di 400 metri quadrati di stoffa e 35 chili di peso. «Lo dedico all’italia», dice Tresoldi.
Assenze e polemiche
E pazienza se il nuovo governo non è venuto al completo (non pervenuti il professor Savona, il sottosegretario Giorgetti «rimasto in ufficio a lavorare», eppoi anche Toninelli, Lezzi, Stefani e Giulia Grillo, la cui sedia rimasta vuota pare abbia fatto infuriare non poco Luigi Di Maio). Non è mancata neppure qualche polemica: Giorgia Meloni se l’è presa con un’istantanea di Roberto Fico che salutava la folla alzando il pugno chiuso. E qualcuno ha voluto pure rimarcare come Matteo Salvini non avesse battuto le mani, a differenza di Luigi Di Maio, al passaggio della bandiera blu dell’unione Europea. Lui però non ha smentito affatto: «Ho applaudito i soldati e gli alpini che sfilavano. Ma c’è poco da applaudire la bandiera dell’europa, lo farò quando l’italia tornerà protagonista». In tanti, a fine sfilata, vanno ad omaggiare il ministro dell’interno: Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, lo invita già al prossimo congresso.
La mappa del potere
Perché il «governo del cambiamento» ha cambiato per prima cosa la mappa del potere e lo schieramento sulle tribune. Pd e Forza Italia adesso sono un po’ defilati, ci sono grandi assenti. A tenere alta la rappresentanza degli azzurri solo Gianni Letta e Antonio Tajani, per i dem invece ecco il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, e il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. L’ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti, guarda con nostalgia salire sulla Flaminia la nuova arrivata, Elisabetta Trenta. È cambiato un po’ tutto, sui Fori Imperiali: quando sfrecciano in cielo le Frecce Tricolori, a chiudere la parata, a Di Maio brillano gli occhi.
A fine giornata la festa si conclude degnamente con Sergio Mattarella che apre i giardini del Quirinale agli italiani. Più di 20 mila persone entrano in poche ore. «Metta tutti in riga», gridano al presidente. E parte addirittura un «Hip hip urrà».
Le assenze
Mancano Savona, Toninelli, Lezzi e Giulia Grillo. Giorgetti è «in ufficio a lavorare»
La tribuna
Cambia la geografia in tribuna. Pinotti guarda nostalgica la ministra Trenta sulla Flaminia