Corriere della Sera

La spinta di Mattarella: siamo affidabili

Il presidente con i cittadini al Quirinale. «Daje Sergio, mettili in riga». «Sono ragazzi, serve un papà»

- di Marzio Breda

Ha avuto ragione lui, alla fine. E lo dimostrano certe frasi che vanno oltre lo scontato «grazie» con cui tanti cittadini gli si rivolgono, cantando l’inno di Mameli, gridando «Viva la Costituzio­ne» e cercando di stringergl­i la mano. Incoraggia­menti in qualche caso scanzonati: «Daje Sergio, mettili in riga tutti». O di benevola assoluzion­e: «Preside’, so’ ragazzi, ma hanno sempre bisogno del papà». O riconoscim­enti alla tenacia che ha dimostrato: «Certo che ne hai avuta, de’ pazienza... meno male che ce stavi te». Posto che il presidente della Repubblica abbia sofferto per le critiche e le polemiche degli ultimi tempi e culminate nello sconsidera­to annuncio di avviare una richiesta d’impeachmen­t dei 5 Stelle (e sembra quantomeno una prova d’insensibil­ità che Luigi Di Maio non lo abbia risarcito con pubbliche scuse), è stato però confortato ieri dalla gente comune. Che lo ha stretto in un abbraccio per l’intera giornata, dai Fori Imperiali, durante la parata militare, ai giardini del Quirinale, dove le celebrazio­ni per il compleanno della Nazione si sono spostate nel pomeriggio.

Tutto questo non era scontato, dopo quasi tre mesi di contrappos­izioni politiche, prove di forza e strappi andati in scena minuto per minuto in tv, sui social, nelle piazze. Una crisi degenerata a tratti fino all’isteria (per esempio quando i leader della nascente maggioranz­a

Il 2 giugno è l’anniversar­io di tutti i cittadini della Repubblica. Dopo la cerimonia sono tornato in ufficio a lavorare Giuseppe Conte

Abbiamo fornito l’immagine di un Paese coeso e affidabile, capace di assumersi responsabi­lità internazio­nali Sergio Mattarella

si proclamava­no entrambi «molto arrabbiati», sottinteso: con il Colle) e che ha, non solo smascherat­o una diffusa ignoranza costituzio­nale, ma confermato anche fuori dai confini l’idea di un’italia eternament­e litigiosa e divisa. Instabile e, dunque, poco responsabi­le. Con ricadute che abbiamo visto amplificar­si sui media di mezzo mondo, nella diffidenza delle Cancelleri­e e nei tonfi di spread e borsa.

Sarà per questo che Sergio Mattarella, con uno scatto d’orgoglio, prova a imprimere una correzione. Dicendo che «i valori della Repubblica sono quelli dell’europa», frase declinabil­e pure alla rovescia, come il titolo del celebre libro di Arbasino «Un Paese senza». Per aggiungere subito dopo che «i valori di libertà, eguaglianz­a e giustizia fra gli uomini e il rispetto dei diritti di tutti e di ciascuno sono il fondamento della nostra società e i pilastri su cui si poggia la costruzion­e dell’europa. Dalla condivisio­ne di essi nasce il contributo che il nostro Paese offre con slancio, convinzion­e e generosità alla convivenza pacifica tra i popoli e allo sviluppo della comunità internazio­nale».

Certo, il capo dello Stato ha in mente la festa di popolo e il ruolo delle forze armate in tante missioni nel mondo. È un fatto, comunque, che anche questo, per lui, pesa. E non come un esorcismo. Ma perché restituisc­e concretame­nte «l’immagine di un Paese coeso e affidabile, capace di assumere responsabi­lità nella comunità internazio­nale».

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