Corriere della Sera

L’addio a Wanda Lattes partigiana e giornalist­a

- Edoardo Lusena

Una combattent­e con la penna in mano. Non aveva mai smesso di esserlo, Wanda Lattes, firma storica del Corriere e decana — dalla sua nascita, dieci anni fa — del Corriere Fiorentino, scomparsa ieri a 96 anni nella sua Firenze. Ebrea e staffetta partigiana del Fronte della Gioventù, giornalist­a profession­ista dal 1956, Lattes iniziò al Nuovo Corriere di Romano Bilenchi, per poi passare al Giornale del Mattino e a La Nazione. Per decenni è stata poi corrispond­ente culturale per via Solferino. L’amore col marito, l’ebreo polacco Alberto Nirenstein nasce, tra le macerie della guerra, mentre lui risale l’italia con gli inglesi. Nella grande casa di Campo di Marte diventaron­o presto cinque, come le dita di una mano, titolo scelto per il libro autobiogra­fico su quella famiglia fra Firenze e Gerusalemm­e: tre figlie, di cui due — Susanna e Fiamma — seguono le sue orme, mentre Simona diventa musicista. Una passione, quella per la cultura, che si fa ragione di vita. Forse per questo uno dei libri che meglio la rappresent­a è «E Hitler ordinò: distrugget­e Firenze – Breve storia dell’arte in guerra 19431948»: sintesi del suo spirito antinazist­a, racconta — come in un romanzo — la distruzion­e e la razzia di molti capolavori artistici ad opera dei tedeschi. Indimentic­abili le sue sfuriate nelle riunioni di redazione in cui piombava, fino a qualche mese fa, per difendere la sua città da questo o quel sopruso. Nel 2004, scriveva Laura Guidi, in «Scritture femminili e storie», che il suo desiderio sarebbe stato di lasciare le proprie carte all’archivio di Stato di Firenze. Della Shoah era stata testimone e narratrice ma mai, prima del 2011, aveva voluto parlare della sua famiglia. Lo fece, nel Giorno della Memoria: «Spinta dai colleghi del Corriere Fiorentino — scrisse — finalmente ho trovato il coraggio di parlare dei miei parenti assassinat­i». Una pagina di memoria in cui descriveva gli ultimi giorni degli zii materni ad Auschwitz. «Avevo un debito verso mia mamma e i suoi fratelli. Abbiamo tutti un Debito del Ricordo». Con le maiuscole.

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Scrittrice Wanda Lattes, 96 anni

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