«Tutti dovremmo esporre il tricolore»
Ieri, 2 giugno, festa della Repubblica, ho esposto il tricolore su balcone, suscitando commenti di stupore tra i passanti e pure tra i vicini. Lo faccio dal 1997, quando un allora ministro, nonché leader del partito che oggi è al governo, se ne uscì con una bestemmia in un comizio: «Col tricolore mi ci pulisco il c.», squallido e sprezzante vilipendio di quanti s’immolarono per quel vessillo, e continuano a farlo ancora oggi garantendoci quella libertà e quella democrazia che troppo spesso, incredibilmente, disprezziamo, rimpiangendo addirittura i tempi più bui della nostra storia. E la memoria va a un altro oltraggio, datato 2017: il tricolore steso a mo’ di zerbino all’ingresso di un supermercato, per essere calpestato dagli avventori. Perché non siamo orgogliosi e non abbiamo memoria delle battaglie e dei lutti che ha dovuto patire la nostra Repubblica? Perché questa sconcertante mancanza di rispetto? Ad avere questo orgoglio e questa coscienza sono invece, da sempre, i nostri emigrati che magari avrebbero ragioni di disaffezione per una terra «matrigna». Infine ricordo le parole di don Luigi Sturzo nel 1957: «Se (la Costituzione) cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa da governo e parlamento, verrà a mancare il terreno saldo su cui sono costruite le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà». Vittore Trabucco