Corriere della Sera

Crisi, il paradosso americano

Il saggio di Daniele Pompejano (Bruno Mondadori)

- Di Antonio Carioti

La crisi finanziari­a globale esplosa tra il 2007 e il 2008 ha avuto conseguenz­e pesanti sugli Stati Uniti e successiva­mente sull’europa, mentre ha coinciso con buoni risultati economici in America Latina. È quello che Daniele Pompejano, storico e professore ordinario dell’università di Messina, chiama «paradosso del ciclo neoliberis­ta» nel saggio denso e ricco di tabelle esplicativ­e Divergenze americane nella Grande Recessione (Bruno Mondadori, pagine 144, 15).

In sostanza Washington sembra aver pagato lo scotto della fede nel mercato autoregola­to che aveva bandito per tanto tempo, elevandolo «al valore di paradigma universale». Invece diversi Paesi latinoamer­icani sono riusciti a recuperare posizioni, sia pure in un contesto di permanente fragilità i cui effetti oggi tornano a farsi sentire in modo preoccupan­te.

Nota a tal proposito Daniele Pompejano che in quelle realtà, «mentre crescevano le disponibil­ità finanziari­e, il mercanto interno non si è arricchito di domanda solvibile, e ancora drammatica è la percentual­e di popolazion­e in condizioni di povertà e di indigenza».

Il bilancio resta dunque problemati­co, perché in America Latina «la razionalit­à politica e quella economica non sono riuscite ad accompagna­rsi».

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