«Una pièce per combattere la solitudine sociale»
«Con Pirandello abbiamo una lingua in comune»
Una delle più importanti partiture drammatiche del ’900, firmata da Pirandello, incontra il teatro di ricerca della premiata ditta Scimone Sframeli. Riscrittura di Sei personaggi in cerca d’autore, SEI, il nuovo lavoro della compagnia siciliana, è atteso sul palco del Napoli Teatro Festival dal 23 al 25 giugno (Teatrino di Corte).
Con otto spettacoli in quasi 25 anni dì attività, vincitori di quattro premi Ubu, gli Oscar del teatro, Spiro Scimone, nome di lustro della nostra drammaturgia, più volte ospite della Comédie Française, e Francesco Sframeli, regista, si avvicinano a un grande classico. «Non è una scelta casuale — osserva Scimone —. Ci sentivamo maturi per affrontare un testo che non fosse nostro, appropriandocene però con il nostro stile. Abbiamo sempre, in questi anni, messo in scena i nostri spettacoli solo in presenza di una reale necessità. Il testo dei Sei personaggi ci ha offerto la possibilità di mettere insieme il linguaggio del grande maestro e il nostro. Ho cercato di mantenere la struttura dell’opera, preservandone la vocazione grottesca, intervenendo però con tagli e parti completamente riscritte».
Nel buio di un teatro semidistrutto, i Sei personaggi, Il Padre, La Madre, La Figliastra, Il Figlio, Il Giovinetto e La Bambina, abbandonati dall’autore, avanzano sul palco incontro a un capocomico e alla sua compagnia per raccontare il «dramma doloroso» che continua a provocare sofferenze e conflitti familiari. Scimone: «Vivere in scena non è solo il desiderio dei personaggi, è anche il sogno degli attori. Entrambi sanno che la loro vita sul palcoscenico può nascere solo attraverso la creazione di un rapporto, attori/personaggi, di perfetta simbiosi. Solo attraverso questa simbiosi può, per noi, esistere il teatro, una simbiosi che diventa autentica in un contesto di finzione come quello della rappresentazione. Il meccanismo di simbiosi tra personaggi e attori è insomma la nostra idea di teatro. Senza attori il teatro non è teatro. Nella rappresentazione è indispensabile la presenza dello spettatore. Ed è proprio l’autenticità del rapporto attore-personaggio-spettatore la vera magia del teatro che ci fa andare oltre la finzione e la realtà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Insieme Prove di SEI, il nuovo spettacolo di Spiro Scimone e Francesco Sframeli è un gran bisogno dell’altro, di quell’interlocutore prezioso e a volte disturbante che ci costringe al confronto, in giro ci sono troppe coppie sole e Narcisi ripiegati su se stessi», Lucia Calamaro, autrice sensibile ai più profondi moti dell’anima, debutta in prima assoluta a Napoli Teatro Festival con «Si nota all’imbrunire», il suo nuovo spettacolo sulla solitudine sociale, una patologia del nostro tempo, un male insidioso che colpisce a tutte le latitudini geografiche e culturali.
A darle voce in scena quattro attori e un protagonista straordinario, Silvio Orlando: «il mio personaggio è un medico di mezza età che ha deciso di rintanarsi nella sua casa in campagna ai piedi di un villaggio spopolato», afferma Orlando, «da tre anni vive solo, l’unica compagnia è il ricordo della moglie deceduta dieci anni fa e il desiderio di mantenere vivo il rapporto con i figli, ma alla fine non ce la fa, l’isolamento e le manie prendono il sopravvento e piano piano anche i suoi ragazzi si allontanano».
Al centro della scena dunque un padre di famiglia, un uomo comune che porta il nome dello stesso attore che lo interpreta, «quel Silvio non sono io, ma potrei esserlo come qualsiasi altra persona, la tendenza allo sparire dal radar sociale non è una malattia, è una parte che ognuno di noi tiene a bada nel proprio “sgabuzzino” interiore, ma se lasciamo la presa a volte può uscire e fare danni. Non a caso i miei personaggi sono spesso malinconici, la comicità è l’anticorpo che uso per allontanarmi dal dolore, da quella fatica del vivere che con il passare degli anni si fa sentire ancor di più».
Per combattere quindi questa «piaga» che pare uccida più dell’obesità e stia contagiando sempre più anche i giovani, Lucia Calamaro dichiara il suo rimedio, «la nostra salvezza sta nel rapporto con l’altro, solo lì possiamo trovare la vita, andare al risparmio sugli affetti non porta da nessuna parte, bisogna sforzarsi ed assumersi il rischio di voler bene. Questo spettacolo è un invito a incontrarsi a metà strada, a far uscire di casa quel parente o amico che da tempo è da solo con la sua birretta in compagnia di Netflix».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Dialogo Lucia Calamaro e Silvio Orlando, autrice e attore di «Si nota all’imbrunire» (30/6 e 1/7) performance fisico-musicale scolpita, con energia punkrock, sull’onda lunga di una ricerca che vede la scena come un campo di battaglia e la creazione teatrale come il concept di un album rock. Ed è davvero esplosiva e graffiante la coppia di danzatori e artisti plastici Annabelle Chambon e Cédric Charron (nella foto), complice da diciott’anni grazie all’esperienza condivisa al Troubleyn di Jan Fabre di cui sono stati strepitosi performer in progetti come Je suis Sang, il ciclopico Mount Olympus, oppure nei «soli» a loro dedicati dal coreografoscultore belga, la sepolcrale Preparatio Mortis per Annabelle e il visionario Attends Attends Attends (pour mon père) che precipitava in un limbo di fumi la relazione tra Charron e suo padre. Diretta da Jean-yves Pillone, Tomorrowland prende nome dal grande festival techno belga e vede in scena, al sintetizzatore usato come corpo-macchina, anche il coreografo Jean-emmanuel Belot, collaboratore di Marina Abramovic e Carlotta Ikeda, in una performance ruvida, all’incrocio tra retrofuturismo, low-cost, attivismo politico e difficoltà di osmosi artistica rispetto a un sistema sociale che si considera alieno.
d Ripensiamo i Sei personaggi: vivere in scena è anche il sogno degli attori
d Questo spettacolo è un invito a uscire di casa, al rischio di voler bene